REGGIO CALABRIA. Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria discuterà martedì 16 ottobre i ricorsi presentati dalla difesa e dalla Procura di Locri relativi al sindaco di Riace Domenico Lucano, ai domiciliari dal 2 ottobre scorso. I difensori di Lucano, gli avvocati Antonio Mazzone e Andrea Daqua, chiedono la rimessione in libertà del loro assistito che dopo l’arresto è stato sospeso dalla carica dal prefetto di Reggio Calabria. Il gip di Locri aveva motivato l’arresto con il pericolo di reiterazione del reato essendo Lucano in carica. La Procura, guidata da Luigi D’Alessio, invece, chiede di valutare le contestazioni mosse a Lucano che non sono state accolte dal Gip tra cui associazione a delinquere, concussione, truffa aggravata, abuso e malversazione. Il gip ha contestato solo il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’illecito affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti. La Procura ha chiesto anche di rivalutare la posizione di altre 14 persone per le quali aveva chiesto, senza ottenerli, i domiciliari. “Le ‘gravi’ irregolarità che denuncia il ministero degli Interni, guidato dal capo di un partito che ha rubato al popolo italiano 49 milioni di euro, sono proprio quei punti di forza che hanno reso unica Riace, trasformandola in una comunità di accoglienza diffusa in cui gli esseri umani non vengono ammassati e parcheggiati in enormi centri di accoglienza a costituire materia inerte, da relegare agli angoli delle strade delle nostre città”. È quanto sostengono associazioni e realtà sociali che domani, giorno in cui è fissata l’udienza del Tribunale del riesame, hanno promosso un sit-in alle 17 davanti la Prefettura di Reggio Calabria per sostenere Mimmo Lucano ed il “modello Riace”. “Mentre Lucano è agli arresti domiciliari dal 2 ottobre – è scritto nella nota – una circolare del Viminale dà di fatto avvio al trasferimento in altri comuni dei migranti beneficiari di accoglienza (a meno che gli stessi non decidano di restare a Riace ma uscendo così definitivamente dal circuito dell’accoglienza istituzionale). In questo modo, Riace viene svuotata di quegli esseri umani che hanno rappresentato il cuore di un progetto politico e culturale che ha salvato il borgo dallo spopolamento cui era destinato e che ha parlato il linguaggio universale della solidarietà, della fratellanza, dell’umanità. Tre concetti cui di questi tempi non è consentito appellarsi, evidentemente, visto l’inaudito fuoco incrociato che Mimmo Lucano e Riace hanno dovuto subire da Prefettura, Procura e Viminale. La moneta locale, che ha consentito di sopperire al cronico ritardo nell’erogazione dei fondi ministeriali; le borse lavoro; la presenza, inaccettabile per gli strenui difensori a convenienza delle regole, di lungopermanenti. Per evitare quello che invece è accaduto a Becky Moses, la ragazza nigeriana respinta dai guardiani dei dispositivi giuridico-legali e costretta a cercare riparo alla tendopoli di S. Ferdinando, dove è morta carbonizzata lo scorso gennaio. Queste le ‘gravissime’ violazioni segnalate dal Viminale, che per noi, e per tutti coloro che in ogni parte del mondo hanno riconosciuto in Riace un’utopia della normalità, come Mimmo Lucano è solito definirla, costituiscono piuttosto il senso di un attaccamento al sacro valore della dignità umana, e del rifiuto di qualsiasi forma di sopraffazione e sfruttamento dell’essere umano”.