E’ stata un’edizione entusiasmante e partecipata quella 2018 di Giardini delle Esperidi Festival, progetto del Comune di Zagarise cofinanziato dalla Regione Calabria, che prosegue il suo cammino e la progettualità che lo contraddistingue ormai come evento storicizzato e atteso.
Oltre che dal coinvolgimento del territorio, nello specifico dei Comuni di Taverna e Sersale attraverso le loro attrazioni culturali e naturalistiche più importanti, il Museo Civico dedicato a Mattia Preti e la Riserva Naturale Regionale delle Valli Cupe, lo spirito progettuale di Giardini delle Esperidi è costituito da tutta la parte del festival dedicata ai giovani: mostre, spettacoli teatrali, conversazioni sulla Calabria archeologica, storica e sui temi dell’edizione di quest’anno: migrazione e accoglienza.
Un panel fittissimo di appuntamenti dedicati al viaggio, all’Africa, ai popoli lontani e alle esperienze migranti dei giovani del Distretto dell’accoglienza della Locride in cui sono stati coinvolti i ragazzi delle scuole nello scoprire la ricchezza dell’Altro, quello che c’è di noi nel prossimo e nello straniero. I giovani sono anche il cuore pulsante del Festival: grande spazio della programmazione è dedicato infatti alle loro esperienze artistiche: gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro hanno curato con i loro docenti una mostra di scultura nei vicoli del borgo di Zagarise; gli studenti del Liceo Telesio di Cosenza hanno interpretato estratti dalle principali tragedie greche, portando a compimento uno studio che attraversa tutto il ciclo scolastico; i giovani studiosi dell’Associazione Asperitas, che si occupa di promozione del territorio, ha organizzato una caccia al tesoro digitale per i bambini, unendo l’utilizzo dei nuovi strumenti e della tecnologia all’esperienza storico/archeologica e di conoscenza dei segreti dei luoghi che abitiamo; gli organizzatori dell’ormai noto evento Lamezia Comics dedicato al mondo del fumetto hanno raccontato al pubblico di Giardini delle Esperidi Festival il ruolo di questa forma di narrazione oggi; infine i ragazzi del Servizio Civile di Zagarise hanno predisposto le location degli eventi principali del festival.
Proprio questo il senso della missione di quest’anno: seminare e bene. Seminare linguaggi nuovi e giovani, confronti, condivisioni, arte in luoghi non convenzionali che non ci “ospitano” passivamente ma che influenzano il nostro modo di pensare, di agire, di abitare e di essere nella comunità. I modi e i metodi per la “buona semina” sono stati l’argomento principale degli incontri sui libri e sulla direzione di una nuova cultura in Calabria con il direttore artistico del Festival Maria Faragò, con lo scrittore Francesco Bevilacqua, l’antropologo e scrittore Mauro Francesco Minervino, l’archeologo Francesco Cuteri, della conversazione dedicata alla legalità con il procuratore Nicola Gratteri e dell’azione di recupero ecosostenibile di quest’anno, in cui l’Isola Ecologica di Zagarise – già Comune all’avanguardia per il raggiungimento dell’impatto ambientale zero – è stata trasformata in queste settimane dall’artista Beatrice Capozza e dai giovani del Servizio Civile di Zagarise in un’opportunità di arte e poesia, di colori e parole accoglienti, restituendo a un luogo di rifiuto il senso di una nuova vita. Anche lo spazio dedicato all’arte ha visto in atto un’azione rivoluzionaria: l’opera “Stanza di luce” di Angelo Savelli, recuperata dal Museo MARCA di Catanzaro è stata ricostruita dai giovani “giardinieri” ed è diventata scenografia di uno spettacolo teatrale di Donato Laborante e Francesca Puk Portone dedicato alla vita del famoso artista calabrese.
Le performance in siti non convenzionali, ormai format peculiare del Festival, mirano a riscoprire l’energia che abita i nostri paesi.
Giardini delle Esperidi Festival 2018 ha costruito un ponte tra le arti e i linguaggi, tra la tradizione delle appartenenze e le novità del futuro che ci attende, per rivoluzionare una narrazione che ha fatto della Calabria la regione della colpa. Recuperare il paesaggio, il senso di comunità, la progettualità, la disciplina e la correttezza, il rispetto e l’amore per l’Altro, per il Nuovo e Diverso senza insegnare niente ma facendo fare esperienza viva di tutto questo perché la buona semina possa durare tutto l’anno.
I densissimi significati di questa edizione hanno evidenziato un necessario compromesso tra la contemplazione del tempo antico e un attivismo necessario che passa dai ritmi veloci dell’oggi. Per poter essere finalmente amati e accettati dai luoghi e dalle comunità, oltre che amarli, per non ritenerli più spopolati ma resistenti, per un’apertura verso un cammino che costruisce noi, non viceversa. Per imparare anche a cambiare quando necessario e far sì che le radici facciano davvero da legame tra la terra e il cielo.