Una volta era considerata l’arte delle muse greche, riferendosi ad atti perfetti. Ritenerla solo uno studio, sarebbe riduttivo per un qualcosa
da sempre esistente ma plasmato dall’uomo come espressione delle proprie emozioni, che, con metodo e studio si perfeziona nel tempo. Il
riferimento non è a questa musica ma alle sue origini. Il vento, il fuoco, gli animali, anche loro hanno un proprio “talento” musicale. Il vento che soffia sul collo della bottiglia di prosecco, lasciata in piazza da chi inconsapevolmente reca danno pur creando sinfonia; la legna del caminetto che scoppiettando scandisce il tempo come un picchio lo poté fare prima che la legna stessa fosse arsa.
La musica è la lingua che meglio si sostituisce a quella parlata. È quella che amplia il concetto stesso di percezione delle emozioni.
“Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime”, ecco come Victor Hugo scrittore, poeta e drammaturgo francese, spiega in maniera breve ma molto suggestiva come la musica si riflette sulla società, più precisamente nella società francese influenzata dalla corrente artistico-culturale del Romanticismo, di cui è considerato da molti il padre fondatore. Musica può anche essere quel motivetto che ti rallegra la giornata; musica può essere l’inquietante gracchiare dei corvi, può essere tutto ciò che armonicamente viene percepito dal nostro umore; musica può essere la via inaspettata, quanto piacevole, per la tanto ricercata felicità.
Francesco Stanizzi