ROMA. La Polizia di Stato ha arrestato tre esponenti della ‘ndrangheta, insediatesi e operanti nella provincia di Roma. Si tratta di elementi di vertice delle ‘ndrine Palamara-Scriva-Mollica-Morabito, operanti nel settore jonico della provincia di Reggio Calabria e con ramificati interessi criminali e imprenditoriali nella zona Nord della provincia di Roma, ma anche nella Capitale, ritenute responsabili dalla Direzione distrettuale antimafia, che ha coordinato le indagini, di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso, reati commessi per favorire l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio. I tre sono Placido Antonio Scriva, Domenico Morabito e Domenico Antonio Mollica, destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione anti-’ndrangheta “Fiore calabro”. Gli arrestati, secondo gli investigatori della polizia, “avvalendosi di una serie di prestanome, sono riusciti a penetrare nel tessuto economico della zona nord della provincia di Roma, acquistando aziende commerciali, attività di ‘compro orò, società che gestiscono la distribuzione di fiori, imprese di allevamento e vendita di carni, attività di ristorazione ed altro”. Gli indagati – tutti pregiudicati per associazione a delinquere di stampo mafioso, porto d’armi, omicidio, stupefacenti, sequestro di persona ed altro – sono ritenuti ora “responsabili del reato di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso ovvero dall’aver commesso il reato per favorire l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio”. La “Faida di Motticella” negli anni ‘80/’90 vide contrapporsi nei paesi aspromontani di Africo, Bruzzano Zeffirio (e frazione “Motticella”) la ‘ndrina dei Palamara-Scriva-Mollica-Morabito (cui appartengono gli indagati) da una parte, e quella dei Morabito-Palamara-Speranza, dall’altra, mietendo oltre 50 vittime. L’attrito scaturisce in occasione del sequestro della farmacista Concetta Infantino (avvenuto il 25 gennaio dell’83) del quale furono ritenuti responsabili i Mollica, seguito un paio d’anni dopo dall’assassinio di Pietro Scriva, allora considerato il boss del clan Scriva-Mollica, per mano di Saverio Mollica, origine della spaventosa spirale di sangue e omicidi. L’operazione “Fiore Calabro” va a toccare “gli interessi criminali della ‘ndrangheta calabrese nel settore della cosiddetta “economia legale” confermando, ancora una volta, la natura verticistica e unitaria della ‘ndrangheta calabrese”. Contestualmente all’esecuzione della misura cautelare in carcere è stato, infatti, eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni nei confronti di aziende commerciali, attività imprenditoriali, conti correnti e beni immobiliari, appartamenti e terreni agricoli a Rignano Flaminio e Morlupo, ritenuti nella disponibilità degli esponenti della ‘ndrangheta e dei loro affiliati per un valore di almeno 100 milioni di euro. I sequestri hanno riguardato, tra l’altro le quote sociali di un negozio di preziosi nel quartiere romano di Prati-Trionfale, di un negozio di ottica a Morlupo, di un’azienda di Campagnano attiva nel settore della compravendita di bestiame. Eseguiti anche numerosi decreti di perquisizione locale, emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma nei confronti di ulteriori indagati ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta nonché nei confronti di alcuni soggetti, residenti in provincia di Roma ed in altre regioni d’Italia, risultati coinvolti, quali vittime, in un vasto giro di usura.