Grande successo per la mostra “Escher. La Calabria, il Mito” al Complesso Monumentale del San Giovanni dedicata a uno degli artisti più amati del ‘900. Ancora fino al 20 gennaio ci sarà l’occasione unica per conoscere l’arte del genio olandese e l’influenza che l’architettura e i paesaggi calabresi ebbero sulla sua parabola artistica. “La mostra ha registrato fin dall’inaugurazione numeri importanti – commentano il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, e l’assessore alla cultura, Ivan Cardamone – con migliaia di presenze che attestano il grande interesse suscitato dall’evento espositivo. Diverse sono state le iniziative messe in campo per rendere la mostra ancora più attrattiva e partecipata durante il periodo di apertura attraverso la collaborazione attiva degli ordini professionali e degli istituti scolastici di tutto il territorio. Un risultato che, in attesa del rush finale, premia la scelta dell’amministrazione di puntare su una proposta di qualità capace di promuovere e valorizzare il nome di Catanzaro e il Complesso monumentale San Giovanni nel circuito culturale nazionale”.
Attraverso un percorso di 86 opere – alcune delle quali mai esposte in Italia come Fuochi d’artificio (1933), Sogno e Senglea (1935) – la mostra non solo è specchio della vita e dei viaggi che Escher fece nel nostro Paese, ma anche del riverbero che il suo lavoro e le sue creazioni ebbero e continuano ad avere sulle generazioni successive. Nel Sud Italia Escher maturò buona parte di quelle idee e suggestioni che caratterizzano, nel segno della sintesi tra scienza e arte, la sua matura produzione e gli studi sulle forme che lo hanno reso unico nel suo genere. Tra le opere più importanti in mostra e testimonianza del suo viaggio calabrese Morano, Pentedattilo e Rocca Imperiale (tutte del 1930) e le vedute di Scilla, Tropea, Santa Severina e Rossano del 1931: luoghi e ricordi di Escher che in mostra si potranno anche sfogliare attraverso un touch screen col diario del suo viaggio nel sud Italia. Il ricordo della Calabria, come del resto di tutta la nostra penisola, rimarrà indelebile nella sua mente e nelle sue opere future tanto che in Dream del 1935 è ripresa la mantide religiosa che aveva disegnato a Pentadattilo cinque anni prima.