REGGIO CALABRIA. “Attraverso l’assassinio di due “semplici” Carabinieri, si è voluto colpire lo Stato”. Lo ha affermato il comandante generale dei Carabinieri, Giovanni Nistri, oggi a Reggio Calabria per la commemorazione del 25 anniversario dell’omicidio dei due carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, medaglie d’oro al valor militare. La giornata è iniziata con la deposizione di una corona al monumento in memoria delle due vittime, sull’autostrada A2 nei pressi dello svincolo di Scilla. Poi nel duomo di Reggio Calabria l’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini ha celebrato la funzione religiosa. Infine presso la scuola allievi di Reggio Calabria, intitolata a Fava e Garofalo, si è tenuto un incontro dal tema “La “strage di Scilla” e gli attuali sviluppi giudiziari”. Attualmente, infatti, è ancora in corso il processo scaturito dall’indagine “‘Ndrangheta stragista” sui presunti mandanti della strategia dell’attacco allo Stato, in un perverso accordo tra mafia e ‘ndrangheta. “Chiunque indossi questa divisa – ha affermato il generale Nistri rivolto agli allievi carabinieri – deve sempre avere presente che non rappresenta solo se stesso, rappresenta lo Stato, la collettività, la comunità e pertanto si deve comportare come si deve comportare un rappresentante dello Stato, non per il proprio tornaconto ma per un bene superiore. In quegli anni ancora non compiutamente esplorati e non compiutamente disegnati – ha aggiunto il comandante generale dell’Arma – quando si è deciso di attaccare lo Stato, come a livello giudiziario si sta affermando, si è attaccata l’Arma dei Carabinieri come rappresentanza dello Stato. Quell’attacco non ha colpito solo una istituzione in quanto rappresentanza dello Stato, ma anche un’altra istituzione ancora più fermamente nazionale, ha colpito l’istituzione famiglia”. Infine il generale ha rivolto un ringraziamento alle famiglie dei due caduti, in particolare alle vedove: “perché voi nonostante tutto avete continuato a credere nella famiglia, nell’Arma, nello Stato, avete continuato a credere in un momento nel quale è facile non credere più e dissacrare”.