“Prima di pensare alle nomine, la struttura commissariale e il governo devono dire cosa vogliono fare della sanità calabrese”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, parlando con i giornalisti a margine di un incontro a Catanzaro, con riferimento alle nomine dei commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere al centro di una polemica tra l’Ufficio del commissario e la Regione. “Il decreto Calabria – ha proseguito Sposato – ha grandi limiti, il primo è che non contiene provvedimenti per lo sblocco delle assunzioni e per la connessione del sistema sanità. Un altro gravissimo limite poi è quello di non fidarsi dei calabresi: non è pensabile che non ci siano 5 soggetti in Calabria all’altezza di essere scelti per dirigere le aziende sanitarie e ospedaliere. In questo modo – ha rilevato il segretario della Cgil – si dà l’idea, assolutamente sbagliata, che in Calabria tutto è negativo e tutto va stravolto. Questo non è rispettoso, da parte di quella deputazione parlamentare, mi riferisco al Movimento 5 Stelle, che prende i voti dei calabresi, ma poi li rinnega nel momento di fare scelte che riguardano la sanità regionale. Non conosciamo i commissari scelti per guidare le aziende calabresi, ovviamente ci riserviamo di fare una valutazione. Bisogna però anche dire – dice Sposato – che la politica regionale non può pensare di lavarsi le mani, perché a nostro avviso il buco della sanità calabrese non nasce per caso, ma è storico, ed è stato prodotto dalle direzioni aziendali. Per quanto ci riguarda, continuiamo a ritenere necessario un intervento serio della magistratura per fare una valutazione sulla gestione tecnico-amministrativa degli ultimi 20 anni nella sanità calabrese”