Un’organizzazione che univa le mafie reggine a quelle catanzaresi e crotonesi con l’avallo dei Grande Aracri, una potente organizzazione criminale dedita soprattutto al traffico di droga ed alle estorsioni è quella che la Guardia di Finanza di Crotone ha smantellato ieri mattina con i 35 fermi eseguiti per ordine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Malapianta”. Un’associazione articolata tra i diversi “mandamenti” delle “province” di mafia calabresi. Estorsioni, furti, esercizio abusivo di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di capitali di provenienza illecita, corruzione, favoreggiamento di latitanti, coercizione elettorale sono alcune tra le varie accuse mosse dalla Dda. Gli indagati, in una intercettazione, esprimono preoccupazione per la perseverante opera della magistratura e il magistrato Gratteri, in una conversazione fra esponenti del clan Mannolo, viene apostrofato con parole ingiuriose (“questo è un figlio di p.” ). L’intercettazione risale al 23 gennaio 2018, A parlare sono Remo Mannolo, figlio del boss Alfonso, e Franco Falcone. Alla conversazione partecipano una terza persona non indagata ed un’altra non identificata. Nel corso del colloquio i presenti associavano la figura del procuratore a quella di Giovanni Falcone, definendolo “morto che cammina”, ossia, spiegano gli inquirenti, un uomo consapevole dei pericoli insiti nella sua attività.