LAMEZIA TERME. Dovrebbe essere svolta entro la giornata di domani l’autopsia sui resti di Domenico Maria Gigliotti, il quarantunenne ucciso e bruciato davanti alla sua casa di Lamezia Terme. I Carabinieri della locale Compagnia, che conducono le indagini, stanno notificando i provvedimenti necessari per procedere agli esami che serviranno anche per stabilire la dinamica esatta della morte dell’uomo. Dal punto di vista investigativo, invece, le indagini proseguono con alcuni punti fermi. Il primo è dettato proprio dalle modalità di esecuzione. L’avere bruciato il corpo è un segnale inequivocabile e la firma, pertanto, appare essere quella della ‘ndrangheta. Ma Gigliotti, puntualizzano gli inquirenti, non era direttamente collegato alle cosche lametine e le indagini in cui era rimasto coinvolto non avevano fatto emergere un ruolo di rilievo. Per questo si tende ad escludere l’ipotesi di un delitto maturato in una guerra di mafia. I Carabinieri hanno anche sentito la moglie della vittima, Rosa Curcio, titolare dell’agenzia di viaggi che tempo fa era stata al centro di un’altra inchiesta della Guardia di Finanza per alcune truffe ai clienti. L’obiettivo degli inquirenti era quello di ricostruire rapporti e frequentazioni dell’uomo, quindi eventuali scontri avvenuti magari negli ultimi tempi. La donna, agli investigatori ell’arma, è apparsa sconvolta: è stata lei a scoprire l’auto con il corpo del marito in fiamme e a lanciare l’allarme. I Carabinieri hanno, comunque, voluto sentire anche altri parenti ed amici di Gigliotti e stanno ora unendo una serie di elementi per tracciare un quadro più chiaro dell’omicidio. Resta, infine, il dubbio sul numero di persone che hanno composto il commando di morte, dal momento che l’agguato è stato compiuto sicuramente da professionisti e da più persone. Anche in questo caso gli esami autoptici potrebbero fornire elementi in più rispetto alle eventuali armi utilizzate.