CASSANO ALLO JONIO. “Quello che facciamo sono solo piccole gocce nel mare del disagio”. E’ quanto ha affermato il sindaco di Cassano, Gianni Papasso, nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulla questione del banco alimentare. “Era luglio del 2013 quando l’amministrazione comunale – ha aggiunto – decise di rivolgersi al banco delle opere di carità della Calabria per mettere in atto un’iniziativa a sostegno delle famiglie indigenti di Cassano. Con il primo bando abbiamo dato aiuto a 250 famiglie, oggi sono diventate 326 per un totale di 1.750 persone che rappresentano più del 10% dell’intera popolazione cassanese. Il tutto per una spesa di 43 mila euro, che non sono altro che i costi del trasporto e del personale per confezionare i pacchi. Le derrate che sono contenute all’interno invece sono gratuite poiché provengono dall’unione europea. I soldi necessari sono stati presi dal ristoro che ha avuto il comune per le ferriti di zinco”. “Ma c’è stato chi, pur non avendo bisogno del pacco del banco alimentare – ha proseguito Papasso – ha fatto ugualmente richiesta e poi ha buttato parte del contenuto. Chi non usa qualche derrata contenuta nel pacco è pregato di restituirla cosicché potremmo redistribuirla ad altri, ma soprattutto chi in qualsiasi modo non ne ha bisogno lasci la possibilità a qualcun altro di sfruttare questa opportunità”. Il sindaco Papasso, nel corso dell’intervento, ha annunciato l’avvenuta sottoscrizione di una convenzione con la Misericordia per garantire il trasporto a ben determinate fasce sociali, così come ha tenuto a ricordare che anche quest’anno è stata garantita l’esenzione del ticket mensa ai quei ragazzi appartenenti a famiglie con un reddito Isee da 0 a 2000 euro. All’incontro con i giornalisti ha presenziato anche il presidente del banco delle opere di carità della Calabria, Giovanni Rizzo, il quale si è complimentato con l’amministrazione di Cassano “perché – ha sostenuto il presidente Rizzo – è stata una delle poche ad aver risposto ad una raccomandata di collaborazione che avevano mandato a tutti i comuni calabresi”.