Giuseppe Conte e Matteo Salvini ai ferri corti su tutti i fronti: dalle modalità con cui il vicepremier sta discutendo la manovra, alla vicenda dei fondi russi. A far scoppiare le polveri tra premier e ministro dell’Interno la decisione del leader leghista di convocare le parti sociali al Viminale per un primo scambio di vedute sulla futura manovra. Riunione accolta malissimo dal Presidente del Consiglio: “Se oggi qualcuno pensa che non solo si raccolgono istanze da parte delle parti sociali ma si anticipano pure i dettagli di quella che ritiene che debba essere la manovra economica, si entra sul terreno della scorrettezza istituzionale”, tuona davanti alle telecamere fuori da Palazzo Chigi. Ma Conte va oltre, togliendosi più di un sassolino dalle scarpe: “La manovra economica viene fatta qui, dal ministro dell’Economia e tutti i ministri interessati, non si fa altrove, non si fa oggi. I tempi, e tengo a precisarlo, li decide il Presidente del Consiglio, sentiti gli altri ministri, a partire da quello dell’Economia. I tempi non li decidono altri”. Molto critico, anzi quasi indispettito, dalla presenza a quel tavolo di Armando Siri, l’ex sottosegretario costretto alle dimissioni qualche mese fa. “Se si tratta di un in-contro di partito, la presenza di Siri ci sta bene. Se è un incontro governativo, la presenza di Siri non ci sta bene”. Conte durissimo anche sul fronte an-cora aperto della vicenda Savoini. Ai cronisti che gli chiedono se ritenga opportuno che Salvini riferisca alle Camere, Conte imperturbabile risponde con un perfido: “perché no?”. “Noi crediamo nella trasparenza nei confronti dei cittadini in ogni sede, in tutte le occasioni, in primis in Parlamento”. Salvini smussa i toni, evita di replicare a muso duro con Conte, ma nella so-stanza tira dritto annunciando una nuova riunione con le parti sociali per i primi di agosto.
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