“I dati devastanti che emergono dal Rapporto Svimez sull’arretramento dell’economia calabrese dimostrano che il tempo degli annunci è terminato. Fin da subito, a partire dalla prossima manovra finanziaria in cantiere al Parlamento, occorre mettere mano ad un nuovo piano straordinario di investimenti che rilanci la crescita e l’occupazione al Sud e in Calabria in particolare”. Lo afferma, in una nota, Tonino Russo, segretario generale della Cisl Calabria che lancia un appello al Governo e a tutti i parlamentari – per “profondere il massimo impegno a favore di una sorta di new deal delle politiche economiche nazionali a favore della nostra regione. Non è più possibile – afferma – assistere inermi alla caduta libera del sistema socio-economico-produttivo della Calabria che sta comportando tra l’altro il crollo demografico e la fuga in massa delle migliori forze produttive dalla regione. Tutti aspetti ben fotografati da Svimez – aggiunge – che indica record negativi per la Calabria a partire della flessione del Prodotto interno lordo (-0,3%) e dal dato sull’emigrazione: in un solo anno hanno lasciato la regione il 4 per mille della popolazione residente. Per lo più giovani con un livello di preparazione medio decisamente elevato. Aspetti che per questo – sottolinea – non lasciano alcun dubbio sulle politiche finora portate avanti dai governi che si sono succeduti e che troppo spesso hanno trascurato una regione sempre più distante dal resto del Paese e dagli standard europei. Quello che colpisce ed indica che la ricetta giusta per invertire questa tendenza – afferma ancora Russo – si concentra nell’avvio di nuovi investimenti pubblici per il Sud, sono i numeri sulla diminuzione delle risorse destinate dal governo alle iniziative di sostegno all’economia sana e all’incremento della dotazione infrastrutturale della nostra regione. In entrambi i settori, come ben ha fotografato il rapporto Svimez, si è assistito negli ultimi anni ad una riduzioni progressiva delle risorse. Una scelta che suona come una sorta di disimpegno del governo per una parte del suo Paese”.
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