“C’è un’ingiustizia di fondo che non può più passare inosservata e che implica ricadute devastanti per il settore olivicolo calabrese e conseguentemente per l’andamento dell’intera economia della regione: la disfunzione tra costi sostenuti dalle imprese calabresi e quelli dei Paesi competitor e le politiche dei prezzi che non tengono conto di queste diversità”. Lo afferma in una nota il presidente di Confagricoltura Alberto Statti. “Una discrepanza – prosegue – che danneggia all’origine i nostri produttori mutilando la possibilità di concorrere correttamente sui mercati nazionali ed internazionali. Minando la stessa tenuta economica delle nostre imprese che garantiscono sviluppo vero e occupazione. Per comprendere questa vera e propria stortura del mercato basti considerare che a fronte della crescita costante dei costi di produzione sostenuti dagli imprenditori calabresi, che devono fare i conti con fattori decisamente variabili come le condizioni climatiche, fitopatologiche, i prezzi del caro energia e non per ultimo la crescente pressione fiscale imposta, gli stessi devono subire prezzi di vendita delle produzione, che mortificano la qualità dell’attività svolta dai produttori calabresi, dovuti alla concorrenza di Paesi produttori terzi (per lo più dell’area extraeuropea) dove vigono regole della ‘giungla’ sia nel sistema di produzione adottato, sia per la tutela della qualità dei prodotti e sia anche per la garanzia dei diritti dei lavoratori. Il dato attuale indica, a proposito dei prezzi, un calo delle quotazioni all’origine di tutti gli oli d’oliva (compreso dunque anche quello extravergine) di ben 20 punti percentuali rispetto alle quotazioni dello scorso anno. Problematiche che l’eventuale taglio di cui si parla nella riforma della Pac, con una riduzione del bilancio agricolo del 12%, fungerebbe da moltiplicatore dei danni economici per gli agricoltori calabresi. Per tutte queste ragioni Confagricoltura dice basta ed invita alla mobilitazione generale chiedendo il sostegno pieno non solo degli operatori del settore, ma di tutti i lavoratori e gli imprenditori che operano in altri comparti produttivi.
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