CATANZARO. Sono 2303 gli affiliati alla ‘ndrangheta distribuiti nel territorio del Distretto giudiziario di Catanzaro. Lo ha reso noto il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, leggendo la sua relazione per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nel Distretto di Catanzaro, che abbraccia quattro delle cinque province della Calabria. “Il Distretto – ha aggiunto Introcaso – si caratterizza per uno ‘Ioc’, indice di criminalità organizzata, alto in tutti i tribunali, in particolare Vibo Valentia (65) e Crotone”. Il presidente della Corte d’appello ha poi fatto un’analisi sulle dinamiche criminali riconducibili alla ‘ndrangheta: “Nel contesto di crisi generale dell’economia italiana si inserisce il fenomeno criminale, le cui dinamiche espansive conducono all’esportazione dei moduli organizzativi locali calabresi, in rapporto organico funzionale con i nuclei originari, i fenomeni di penetrazione in aree cosiddette sane e nell’economia cosiddetta legale. Il passo successivo – ha rimarcato Introcaso nella sua relazione – è la sostituzione degli imprenditori storici, in crisi di liquidità e incapaci di reggere il mercato, con soggetti non ‘ndranghetisti ma da questi ultimi cooptati in una logica non di corruzione dell’imprenditore sano bensì di esercizio, in sua vece, di attività legittima formalmente ma finalizzata al reimpiego dei capitali illeciti e all’evasione della normativa. Il passaggio agli appalti pubblici riguardanti tutti i settori delle produzioni è breve. E da qui l’esigenza delle complicità degli organi pubblici e politici”.
Secondo Introcaso, “l’ulteriore immediata conseguenza è la corruzione del procedimento elettorale, di formazione del consenso, di raccolta di esso. Perchè la procedura per l’appalto pubblico coinvolge gli amministratori eletti. Anche in tale attività si manifesta la capacità dinamica delle associazioni di ‘ndrangheta, che si inseriscono in un contesto di riorganizzazione dello Stato chiaro, costituzionalmente previsto, il decentramento, attuato mediante creazione di organismi politici e amministrativi intermedi e perciò solo aggredibile, anzi di facile e diretto accesso da parte delle organizzazioni criminali. Il consenso – ha sostenuto il presidente della Corte d’appello di Catanzaro – non è ormai cercato ma esercitato direttamente dalle organizzazioni criminali che esprimono la tendenza, ormai consolidata in molte aree, a eleggere propri intranei. La proiezione giudiziale immediata è lo scioglimento di numerosissime amministrazioni comunali e di formazioni intermedie per infiltrazioni e influenza mafiose. Questa la sintesi delle dinamiche di ‘ndrangheta non più locale ma a diffusione nazionale e internazionale. Invero, il ministero dell’Interno ha, da ultimo, censito 25 locali in Lombardia, q3 in Piemonte, 4 in Liguria, e 1 in Valle d’Aosta: a tali strutture vanno ad aggiungersi quelle di giudiziale accertamento in Emilia e nel centro Italia”. Nella sua relazione, infine, il presidente della Corte d’appello Introcaso ha richiamato le statistiche contenute nella reazione del procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, “sempre puntuale ed esaustiva”, laddove ricorda che “nel Distretto operano associazioni a delinquere di stampo ‘ndranghetiste ‘storiche’, che hanno un’elevata capacità di condizionamento e infiltrazione nel territorio nei settori economici, istituzionali, politici”
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