Estorsioni a tappeto nei confronti di commercianti, imprenditori e ditte impegnate nei più importanti appalti della città, una potenza di fuoco ragguardevole con la disponibilità di micidiali armi da guerra, danneggiamenti e intimidazioni, la violenza e la tracotanza dei comportamenti, e il capillare controllo delle piazze di spaccio. Così gli “eredi” della storica cosca di ‘ndrangheta Perna-Pranno e poi Lanzino-Cicero dettavano legge in gran parte del territorio di Cosenza, mettendo in atto tutto il campionario delle attività criminali tipiche di un sodalizio mafioso.
A fare luce su una lunga serie di reati e su quello che gli inquirenti hanno definito “Sistema Cosenza” sono stati i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, in esecuzione di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e guidata dal procuratore Nicola Gratteri: 21 i provvedenti cautelari eseguiti nel corso di un’operazione, denominata “Overture”, arrivata al fondo di due anni di indagini complesse ma sostenute dalla collaborazione e dalle denunce delle vittime delle estorsioni o dei tentativi di estorsione. Le risultanze di questa inchiesta sono stati presentati oggi in una conferenza stampa dal procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto della Dda Vincenzo Capomolla, e dai vertici del Comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, rappresentati dal colonnello Piero Sutera. Le investigazioni hanno ricostruito il nuovo organigramma del gruppo ‘ndranghetista Perna-Pranno, che – è emerso dalle indagini – dopo i colpi inferti in passato dalle forze dell’ordine si è ristrutturato attorno alla figura di Gianfranco Sganga, 45 anrni, scarcerato nel 2016 e pronto ad acquisire la leadership di un gruppo dominante in particolare nell’area del centro e del quartiere San Vito di Cosenza. “Siamo qui in nome e per conto di Gianfranco di San Vito…”, così gli esponenti della cosca si presentavano agli imprenditori e ai commercianti sotto pressione estorsiva, “a conferma – è stato riferito dagli inquirenti in conferenza stampa – della caratura criminale del personaggio”.
Al centro delle attività illecite dell’organizzazione, che poteva poi contare su un vero e proprio “arsenale” di armi, compresi mitra e kalashnikov, i negozianti e gli imprenditori impegnati nei lavori nella città di Cosenza, anche i più importanti, come quelli per l’ampliamento dell’ospedale “Annunziata”, per l’ammodernamento del sistema di illuminazione dell’Università della Calabria e per il restauro del Convento di San Francesco di Paola di Spezzano della Sila. Una capacità di penetrazione del territorio che ovviamente si riverberava anche sul traffico di droga, al punto che le indagini hanno consentito di individuare un’altra organizzazione criminale, legata da vincoli parentali con la cosca Perna, dedita all’approvvigionamento e allo spaccio, attraverso una fitta rete di pusher. Il controllo delle attività criminali da parte dell’organizzazione – hanno poi riferito gli investigatori – era totale, suggellato dai modi spicci e spesso violenti dei componenti del clan: esemplare sotto questo aspetto il pestaggio in pubblico di un funzionario delle Ferrovie dello Stato, “punito” per non aver avallato le condotte illecite di un altro dipendente delle Fs che aveva chiesto protezione al sodalizio. “Con questa indagine siamo entrati nel cuore della città di Cosenza. Questa associazione aveva un buon controllo di una parte dell’intera città. attuato con le tipiche modalità mafiose”, ha commentato il procuratore Gratteri. A sua volta, il procuratore aggiunto Capomolla ha evidenziato che “gli epigoni delle cosche storiche del Cosentino si erano ritagliate uno spazio operativo negli ultimi anni, riorganizzando le fila di una struttura criminale decapitata da recenti sentenze”. La consorteria colpita con l’odierna operazione “Overture” inoltre aveva rapporti con le cosche storiche del Reggino e con gli altri gruppi ‘ndranghetisti attivi in città: “In questo contesto si introduce – ha spiegato il comandante Sutera – il ‘sistema Cosenza’, perché le organizzazioni criminali dovevano operare in una sorta di pax in modo che la spartizione dei proventi delle attività illecite sia frutto di un accordo tacito tra le ‘ndrine, e questo dimostra il ferreo controllo del territorio di Cosenza che questi gruppi attuavano”. Alla conferenza stampa, che si è tenuta al Comando Legione carabinieri di Catanzaro, hanno partecipato anche il tenente colonnello Raffaele Giovinazzo, comandante del Reparto operativo dell’Arma di Cosenza, e il maggiore Giuseppe Sacco, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Cosenza.
Questi i destinatari dei 21 provvedimenti cautelari
Sono 21 i provvedimenti di custodia cautelare eseguiti dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta “Overture” coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta contro presunti esponenti alla cosca di ‘ndrangheta Perna- Pranno, poi ridenominata Lanzino-Cicero, operante a Cosenza. Sono stati
eseguiti, in particolare, 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere, due arresti domiciliari e 6 obblighi di dimora. I destinatari dei provvedimenti sono Alfonsino Falbo, 50 anni (custodia cautelare in carcere); Massimo Imbrogno, 58 anni (custodia cautelare in carcere); Vincenzo Laurato, 46 anni (custodia cautelare in carcere); Sergio Raimondo, 46 anni, (custodia cautelare in carcere); Riccardo Gaglianese, 27 anni, (custodia cautelare in carcere); Gaetano Bartone, 39 anni (custodia cautelare in carcere); Gianfranco Fusaro, 44 anni (,custodia cautelare in carcere); Pietro Mazzei, 47 anni, custodia cautelare in carcere); Gianfranco Sganga, 46 anni,(custodia cautelare in carcere); Emanuele Apuzzo, 36 anni (custodia cautelare in carcere); Ottavio Mignolo, 56 anni (custodia cautelare in carcere); Francesco Crupillo, 35 anni(custodia cautelare in carcere); Carmine Lio, 48 anni, custodia cautelare in carcere); Giuseppina Carbone, 57 anni (arresti domiciliari); Manuel Forte, 31 anni (arresti domiciliari); Alfredo Fusaro, 54 anni (obbligo di dimora); Egidio Cipolla, 26 anni (obbligo di dimora);
Cesare Quarta, 28 anni (obbligo di dimora); William Castiglia, 33 anni (obbligo di dimora); Antonio Lucà, 28 anni (obbligo di dimora); Vittorio Imbrogno, 29 anni (obbligo di dimora).
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