“Ne da prova il fatto che in Lombardia i medici di famiglia sono stati quelli che hanno dato il contributo maggiore di morti tra gli operatori sanitari nella lotta contro il coronavirus. In Lombardia è avvenuto perché per scelta politica si è messo in secondo piano la medicina del territorio per favorire la sanità privata, infatti il leghista Giorgetti (il cui partito amministra la regione Lombardia) ha affermato “tanto ormai chi va più dal medico di famiglia”. E invece i malati di covid sono andati dai medici di famiglia, (il quale è sempre il primo baluardo per ogni evenienza di tipo sanitario) che hanno dovuto affrontare una situazione inedita e drammatica senza indicazioni, senza presidi e con il “boicottaggio” della regione stessa. La prova che la regione Lombardia non tiene in gran conto la medicina di base e il medico di famiglia è il fatto che a sostituire i medici di famiglia malati sono stati chiamati medici neo laureati e neoabilitati e senza alcuna formazione per la medicina generale. Quanto detto è per richiamare l’attenzione in Calabria e nella ASP di Catanzaro a non ripetere gli errori fatti dalla regione Lombardia, perché anche in Calabria i medici di famiglia non sono “naturalmente” immuni per il coronavirus. Infatti si stanno trasferendo ai medici di famiglia compiti e funzioni che non sono di loro pertinenza con l’assunto che bisogna diminuire gli accessi e gli assembramenti presso le strutture ospedaliere, di poliambulatorio e amministrative. Si trasferiscono quindi gli assembramenti dalle strutture ospedaliere e dei poliambulatori agli studi dei medici di famiglia, non certo per loro natura più strutturati degli altri presidi a regolamentare gli accessi. Si trasferiscono gli assembramenti presso gli studi dei medici di famiglia nonostante che questi, intanto sono rimasti sempre aperti, e nei periodi più intensi del covid (dal primo di marzo al 31 di maggio) hanno già lavorato di più per come si evince dallo studio fatto dall’Associazione MEDIASS che ha confrontato il carico di lavoro dei mesi da marzo a maggio del 2020 confrontato con quelli del 2019. Da questo studio è risultato che i medici dell’Associazione MEDIASS (7 medici collegati in rete geografica a Catanzaro che curano oltre 10.000 catanzaresi), hanno fatto nel 2020 ben 41623 contatti con i propri assistiti (compresi quelli “telematici”) contro i 38370 del 2019 cioè l’8% in più. E li hanno dovuti fare perché: 1) altre strutture non hanno potuto erogare prestazioni infatti nel 2020 le prescrizioni delle visite specialistiche sono state 1764 ( e non tutte effettuate) contro le 5016 del 2019 (il 65% in meno), 2) gli esami strumentali e di laboratorio sono passati dai 35490 del 2019 ai 17310 del 2020 (52% in meno) e 3) i ricoveri sono passati da 100 nel 2019 ai 42 del 2020 (meno della metà). Inoltre hanno dovuto curare i propri assistiti con 32535 farmaci contro i 37316 (13% in meno) a causa del decreto n. 63 del commissario Cotticelli che, anche in piena pandemia, ha pensato bene di applicare il piano di rientro sanitario di cui è commissario per ridurre i farmaci ai malati calabresi nonostante che in Calabria, per come lui sa, ci sono, nei due milioni di calabresi, quasi 300000 malati cronici in più che non in altri due milioni di altri italiani e quindi non è per niente strano che per curarsi i calabresi devono prendere qualche farmaco in più della media italiana, ma tant’è c’è il piano di rientro e tutto è concesso al commissario anche impedire che i malati calabresi si possano curare bene.”