Sono scaturite da un sequestro di persona le indagini che hanno portato, stamane, all’esecuzione di 19 misure cautelari (17 in carcere e 2 obblighi di firma) nell’ambito dell’operazione “Sbarre” dei carabinieri del comando provinciale di Reggio calabria sull’esistenza di due gruppi criminali dediti al traffico di droga. L’episodio è un sequestro di persona a scopo di estorsione, avvenuto nel settembre 2017, nei confronti di due minori, uno dei quali reo di aver commesso ai danni dell’organizzazione il furto di una quantità di sostanza stupefacente, poi rivenduta a Gianluca Mirisciotti, uno degli indagati. I sequestratori sono stati indentificati in Giuseppe Chillino, Anouar Azzazi, Gabriele ed Andrea Foti, i quali hanno privato i due minorenni della libertà personale, costringendoli a rimanere all’interno di una abitazione sita in via Bolzano e anche in una cantina di viale Europa. Gli indagati hanno minacciato i due minorenni anche con l’uso di armi, oltre ad averli legati ed imbavagliati con l’intento di costringerli a confessare la sottrazione dello stupefacente ed imporre la restituzione o comunque il pagamento del controvalore. Le vittime furono liberate solo grazie all’intervento di Antonio Sarica che si era impegnato ad assumere “in proprio” il loro debito, versando la somma in favore dei sequestratori. Secondo quanto emerso in seno all’attività d’indagine, i soggetti gravitanti intorno alla figura di Chillino si erano organizzati in modo da assicurare, nella zona dello spaccio, un costante controllo del territorio, stabilendo turnazioni a tutela dell’attività di spaccio e secondo le direttive fornite dai capi gruppo mediante un penetrante servizio di “guardiania”. L’attività d’indagine ha fatto luce sulla contabilità tenuta dal gruppo di spacciatori i cui appartenenti erano soliti annotare le quotidiane transazioni di droga su fogli manoscritti nei quali, sia pure in modo del tutto rudimentale, mantenevano una sorta di bilancio dell’attività, in modo da monitorare i rapporti di dare/avere in capo a ciascun “pusher”. Nella piazza di spaccio, il 16 aprile 2018, gli inquirenti hanno rinvenuto, all’interno di un rudere, diversi biglietti, “post-it” e “pizzini”, riportanti numeri e lettere, con chiari riferimenti alle dosi di sostanza stupefacente cedute e al soggetto che aveva provveduto alla relativa vendita. Il gruppo, per scambiare messaggi e indicazioni sul da farsi con lo scopo di eludere eventuali identificazioni esterne, utilizzava “utenze operative occulte”, spesso formalmente intestate a cittadini di origine extracomunitaria (non dimoranti nel territorio reggino) ma effettivamente riconducibili agli indagati. Lo schema adottato dagli appartenenti al gruppo era quello di utilizzare le utenze per scambiare prevalentemente messaggi di testo dal contenuto più o meno criptico, in cui facevano ricorso a parole in codice come “Talpa”, “Avvocato”, “Centro”, e contenenti “comunicazioni di servizio”. Le indagini hanno consentito di accertare come il gruppo avesse mire espansionistiche che hanno condotto alcuni degli associati a spostarsi sul territorio nazionale ed a svolgere una parte della propria attività di spaccio in altra regione, ossia il Veneto, ove poteva contare del sostegno di alcuni associati e familiari. Il secondo gruppo criminale riconducibile a Sarica, si sarebbe caratterizzato per la sistematica e professionale dedizione allo spaccio dei suoi componenti. Costoro hanno operato in un contesto organizzato, caratterizzato dalla presenza di grossisti capaci di garantire costanti forniture di droga (in prevalenza marijuana) ed in grado di soddisfare le richieste di una pletora di abituali ed affezionati clienti. Gli affiliati hanno dialogato – per gli approvvigionamenti dello stupefacente- anche con rappresentanti delle locali famiglie di ‘ndrangheta, compiacendosi del riconoscimento loro attribuito da parte delle locali ‘ndrine e muovendosi con agilità nel sottobosco criminale reggino per rifornirsi quotidianamente e freneticamente dello stupefacente da collocare sul mercato. I principali e più dinamici componenti dell’associazione, sarebbero stati Antonio Sarica (detto Totò), Andrea Pennica (detto “Barone” o “Anderson”) e Gianluca Mirisciotti (detto “Pupo”). Le intercettazioni li descrivono come soggetti che si muovevano sinergicamente sul territorio, acquistando sostanza stupefacente (prevalentemente marijuana”, senza però disdegnare la “cocaina”) da rivendere al dettaglio. Nel corso delle indagini è emerso che i tre si rivolgevano a grossisti di riferimento e si dedicassero successivamente al piccolo spaccio, con modalità collaudate e professionali. Anche riguardo a questo secondo gruppo criminale è stato delimitato il territorio sul quale operava, compreso tra la via Sbarre Centrali e Viale Calabria di Reggio Calabria dove sono stati individuati alcuni luoghi, convenzionalmente indicati come “il parco”, “il muretto”, “il palo”, che costituiscono il punto di ritrovo o il luogo di occultamento della sostanza stupefacente o delle somme di denaro provento dallo spaccio. Nel corso dell’attività complessivamente sono state tratte in arresto in flagranza di reato 16 persone, denunciate i 5 persone e segnalate amministrativamente 12 persone per uso di sostanza stupefacente. La sostanza stupefacente complessivamente emersa è relativa a marijuana (peso complessivo superiore a 8 kg circa al prezzo di mercato pari a 3 euro al grammo) e cocaina (peso complessivo superiore a circa 250 grammi al prezzo di 70 euro al grammo).
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