“Durante il periodo di confinamento, definito lockdown, tutti i cittadini italiani commentavano l’operato dei medici, degli infermieri e delle altre professioni sanitarie definendoli eroi, angeli, persone meravigliose. In tanti, ancora oggi, ricordano le carovane dei camion dell’esercito con le bare dei deceduti per Covid della città di Bergamo o dei bollettini TV delle ore 18 con l’elenco dei contagiati e dei decessi delle varie regioni italiane. Momenti difficili, assimilabili ad un periodo di guerra e ai consequenziali bollettini. Ma oggi in quanti si ricordano ancora dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari del periodo di confinamento? Del loro lavoro? Dei loro sacrifici?”. Lo afferma, in una nota, il deputato Massimo Misiti (M5S).
“Dimenticati – aggiunge – dopo proclami di solidarietà, dimenticate le 176 famiglie dei medici, le oltre 40 degli infermieri e le altrettante delle altre professioni sanitarie; dimenticate ed abbandonate da chi di eroi e di angeli faceva menzioni e sublimazioni oratorie, con sfoggio di aggettivi e ricerca della lagrima, da chi riempiva pagine di quotidiani e settimanali cercando scoop con immagini. Professionisti dimenticati, problemi dimenticati e ignorati”.
Per Misiti, “il lavoro dei medici, degli infermieri e delle altre professioni sanitarie che in questo campo ci mettono passione è svolto con sacrificio fisico, psichico e mentale; non è ovattato dalle stanze colme di quadri, suppellettili e fotografie con i potenti; sono stanze dove ci sono sedie sgangherate, bicchieri e tazzine del caffè sporche, divise negli armadietti e libri, papers, computer accessi sugli ultimi articoli da seguire, protocolli terapeutici abbozzati, studiati. Ma quello che succede nel retro delle stanze del ministero alla salute nel quotidiano è molto spesso dimenticato, ribadisco ignorato. E non c’è bisogno di andare così in alto, perché è sufficiente raggiungere le stanze dei direttori generali e/o degli assessori alla sanità per capire come non è tanto importante curare e erogare buoni servizi per i cittadini quanto rispondere o cercare pseudorisposte più o meno credibili a chi comanda. Ma chi comanda, di chi è la responsabilità? Comandano sempre gli stessi e pagano sempre i più deboli. I componenti di una catena i cui anelli deboli sono i pazienti che sono stati degli incoscienti; i medici che non studiano mai a sufficienza, gli altri professionisti sanitari, presuntuosi, isterici, volubili e pretenziosi. Mai dei direttori generali, degli assessori alla sanità, dei dipendenti del ministero che non rispondono neanche alle mail istituzionali o, peggio, i consiglieri e i capo gabinetto ministeriali”.
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