COSENZA. I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Cosenza hanno notificato stamane un’informazione di garanzia con contestuale avviso della conclusione delle indagini preliminari, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale della città calabrese, nei confronti di 32 persone, tutte dipendenti – alcune anche con ruolo dirigenziale – dell’azienda sanitaria provinciale, accusate del reato di truffa aggravata e continuata perpetrata ai danni della stessa azienda sanitaria. I provvedimenti sono stati emessi sulla scorta delle indagini coordinate dal procuratore Granieri e dai sostituti procuratori Tridico e Assumma e condotte dal nucleo investigativo del reparto operativo. Secondo l’accusa, gli indagati, in servizio all’Ospedale civile o nelle varie sedi dell’Asp, durante l’orario di servizio, regolarmente retribuito, anche con prestazioni extra di straordinario, “con sistematicità ed abitualità”, avrebbero posto in essere condotte di truffa in danno dell’amministrazione di appartenenza attraverso la falsificazione degli orari di presenza e di uscita, mediante l’infedele timbratura del cartellino marcatempo. In una circostanza, secondo quanto reso noto, sarebbe stata accertata l’effrazione di un distributore automatico di alimenti e bevande con la conseguente asportazione del denaro contenuto da parte di due indagati. Le indagini svolte dai militari, diretti dal tenente colonnello Vincenzo Francese, sono state avviate nel 2013 dopo una serie di segnalazioni giunte all’Arma da parte di utenti che lamentavano disservizi registrati nelle varie strutture dell’Asp proprio a causa dell’assenza del personale preposto. Gli inquirenti hanno quindi monitorato l’ingresso e l’uscita del personale dai rispettivi luoghi di lavoro, verificando che le persone raggiunte dagli avvisi di garanzia si assentavano anche per alcune ore dal servizio per sbrigare faccende private: dalla spesa al supermercato al trasporto dei figli a scuola. Il metodo era quello classico: un collega passava il badge aziendale nei sensori per dimostrare l’avvenuto ingresso dell’assenteista che in realtà si presentava in servizio solo dopo alcune ore oppure si era allontanato in anticipo. Secondo quanto si è appreso, il sistema coinvolgeva sia personale medico e paramedico, sia il personale amministrativo. La gran parte dei casi contestati si sarebbe verificata in vari presidi dell’Asp del capoluogo ma anche in provincia. I militari hanno anche acquisito documenti negli uffici dell’azienda sanitaria ed hanno infine redatto l’informativa dalla quale sono scaturiti gli avvisi di garanzia notificati.