Nicola Irto getta definitivamente la spugna: non sarà il candidato del Pd e del centrosinistra alla presidenza della Regione Calabria. Il suo è un vero e proprio “sacrificio” sull’altare di un accordo ancora tutto da verificare con i Cinque Stelle. E nel Pd scatta una sorta di psicodramma perché sembra che il partito vada perdendo il ruolo di cerniera principale di ogni possibile coalizione progressista per acquisire quello di alleato debole e sottomesso dei Cinquestelle anche a costo di annacquare la propria identità e di calpestare ogni regola di democrazia interna. Alla designazione di Irto come candidato alla presidenza della Regione Calabria si era arrivati infatti con il sostegno di tutte le anime calabresi del partito, sostegno ribadito pochi giorni addietro a Francesco Boccia, responsabile Enti locali del Pd, inviato appositamente in Calabria da Letta per fare sintesi. Nel Partito Democratico molti temono che, per arrivare all’alleanza con un movimento che a livello regionale e locale ha sempre stentato molto, e che in occasione delle passate elezioni regionali calabresi ha ottenuto un deludente 6%, si sia disposti a rinunciare al ruolo di protagonisti principali dello schieramento che si opporrà alla corazzata del centrodestra. Irto, con le sue dichiarazioni, ha squarciato il velo: “Ho incontrato nei giorni scorsi il segretario del Partito democratico Enrico Letta. È stata una discussione vera, forse la più sincera di sempre. Mi è stato spiegato che per fare un accordo politico con il M5S è opportuno individuare un’altra candidatura”. In pratica una abdicazione vera e propria peraltro -sottolineano molti esponenti del Pd- senza che vi sia mai stato un pronunciamento e un voto in tal senso da parte degli organi dirigenti del partito. “Andando avanti di questo passo c’è da chiedersi se questo Partito democratico ha ancora un senso”, chiosa efficacemente la parlamentare Enza Bruno Bossio.