REGGIO CALABRIA. “La giunta “balneare”, in tutti i sensi, di Mario Oliverio nasce con una battuta esilarante: il Governatore chiede ai suoi assessori di fare presto, di velocizzare tutto. Detto da un presidente che ci ha messo sette mesi per fare la Giunta è davvero il massimo. E anche il sito ufficiale della Giunta regionale, al passo di Oliverio, ancora riporta come assessori Ciconte, Guccione e De Gaetano. Aspetteremo sette mesi per aggiornarlo? Quando si dice la velocità”. Lo afferma, in una dichiarazione, il consigliere regionale Domenico Tallini. “Al di là della facile battuta – aggiunge – ecco i sette motivi per cui non si può parlare di ‘svolta epocale’ ma semplicemente di un goffo e patetico tentativo di imitare il renzismo per assicurarsi la sopravvivenza. Primo: Oliverio ha usato, come criterio per la formazione della Giunta, il principio che nessuno degli assessori dovesse avere avuto precedenti incarichi politici e istituzionali per segnare, ha detto, una ‘profonda discontinuità con il passato’. Ottimo! Ma come fa a dirlo un politico che nel suo curriculum vanta due legislature regionali, quattro in Parlamento e due alla Provincia di Cosenza? Un professionista della politica che chiede agli altri prove di ‘verginità’! La vera ‘svolta epocale’ sarebbero state le sue dimissioni per consentire, al più presto, l’elezione di un presidente giovane e senza precedenti incarichi. Secondo: Non è vero che è la prima volta in assoluto che nella Giunta regionale entrano personalità esterne, provenienti da esperienze universitarie o da incarichi di alto spessore. Peppino Chiaravalloti nel 2000 chiamò Aurelio Misiti, docente e già presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici, e Massimo Bagarani, presidente del corso di laurea in Scienze della politica e dell’amministrazione. E anche nella Giunta Scopelliti figurava un docente universitario come Mario Caligiuri, molto stimato e che tutto il mondo della cultura calabrese rimpiange come assessore. Terzo: La Giunta Oliverio è la ‘giunta dei no’ e dei grandi rifiuti. Se personalità come De Sena, Cannizzaro e Salazar hanno cortesemente declinato l’invito, ciò vuol dire che nessuno scommette sulla credibilità del Governatore e sulla sua capacità di tenuta. L’impressione è che il pronunciamento della Corte Costituzionale peserà molto su questa legislatura. Quarto: è fallita l’operazione ‘foglia di fico’ chiedere cioè ad una alta personalità come De Sena di fare da ‘garante’ in una situazione compromessa da inchieste che hanno appannato l’immagine della Regione. Quinto: la ‘finta rivoluzione’ di Oliverio viene smascherata anche nell’attribuzione delle deleghe. Il presidente tiene ben strette per se tutte le centrali del potere: Fondi comunitari, Agricoltura, Turismo. Agli ingenui ‘professori’ lascia le briciole. E’ un’impostazione centralistica e burocratica che rischia di paralizzare la Regione, come è accaduto in questi sette mesi. Sesto: Per la prima volta nella storia la Regione Calabria non ha un assessore alla Cultura e ai Beni culturali. E’ questa la dimostrazione di quanto Oliverio tenga a questo settore. Con tutti i loro pregi e i loro difetti, gente come Zavettieri, Principe, Cersosimo, Caligiuri erano pur sempre degli interlocutori per il vasto mondo della cultura calabrese. Settimo: i centri di potere si moltiplicheranno. Oliverio intende affidare alcune materie ai consiglieri di maggioranza (mini-assessori) e istituire strutture speciali per cultura, turismo e beni culturali. L’occupazione degli spazi di potere, uscita dalla porta, rientra dalla finestra”. “Sette motivi – conclude Tallini – che smentiscono la ‘svolta epocale’ e che rafforzano, al contrario, l’idea che siamo di fronte ad una lenta fase di decadenza e ad una Giunta di transizione in attesa degli eventi”.
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