CATANZARO. L’omicidio di Ferdinando Rombolà, per il quale i carabinieri del comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito 4 arresti, rappresenta, nella ricostruzione degli inquirenti, un tassello della drammatica faida scoppiata per il controllo delle attività illecite nel territorio di Soverato. Per gli investigatori il punto di partenza della lunga scia di sangue fu l’omicidio di Carmelo Novella, assassinato il 14 luglio 2007 a San Vittore Olone (Milano). Il boss avrebbe pagato con la vita la sua decisione di rendere autonoma rispetto ai clan calabresi la struttura criminale, la “Provincia”, messa in piedi in Lombardia. Novella avrebbe anche autorizzato l’apertura della “locale” di Soverato guidata dalle famiglie Sia-Tripodi-Procopio in contrapposizione con gli ex alleati del clan Gallace di Guardavalle. Queste le radici della sanguinosa guerra, che vedrà cadere anche Damiano Vallelunga, alleato di Novella, a Riace. Poi si registrò un primo tentato omicidio ai danni di Vittorio Sia a cui fu data risposta dal clan avversario con la scomparsa di Giuseppe Todaro il 22 dicembre 2009 e con l’omicidio di Pietro Chiefari, il 16 gennaio 2010. Seguirono i tentati omicidi di Giuseppe Santo Procopio il 26 gennaio 2010 e nuovamente di Vittorio Sia (l’11 aprile 2010). L’11 marzo dello stesso anno morì Domenico Chiefari, il 22 aprile viene ucciso il boss Vittorio Sia. L’11 giugno la risposta: a Gagliato furono freddati i gemelli Nicola e Vito Grattà. Il 15 giugno Santo Procopio subì un attentato nei boschi di Brognaturo. Lo stesso giorno, in una zona boschiva tra Brognaturo e Guardavalle, fu ucciso Salvatore Vallelunga, fratello del boss Damiano. Il 23 luglio 2010 fu ucciso a San Sostene Agostino Procopio, figlio del presunto boss Fiorito Procopio. A questo omicidio il gruppo Sia-Tripodi-Procopio rispose con il clamoroso agguato sulla spiaggia in cui muore Ferdinando Rombolà. La sete di sangue dei clan non si sarebbe placata. Sempre nell’alveo della faida sarebbero da inserirsi, secondo gli inquirenti, la scomparsa di Franco Amato (il 26 settembre 2010), il tentato omicidio di Antonio Pantaleone Gullà e il tentato omicidio di Fiorito Procopio. E forse molti altri morti vi sarebbero stati se non vi fosse stato l’intervento dell’autorità giudiziaria con l’operazione “Showdown”.