SAN FERDINANDO. Stanno rientrando nella tendopoli i migranti che giovedì mattina a San Ferdinando hanno inscenato una manifestazione di protesta dopo l’uccisione ieri dell’immigrato malese Sekine Traore. Il corteo, con in testa Bartolo Mercuri, presidente dell’associazione “Il Cenacolo” che da anni si occupa di assistenza ai migranti, si sta dirigendo, attraverso le strade del centro del paese, verso la tendopoli, che si trova a metà strada tra San Ferdinando e Rosarno. Assieme a Mercuri c’è Amadou, il fratello di Sekine, che ha in mano il verbale in cui sono contenuti i termini della discussione che la delegazione, nel corso dell’incontro nel Municipio di San Ferdinando, ha avuto con il vicequestore vicario di Reggio Calabria, Roberto Pellicone. Nel corso dell’incontro, secondo quanto si é appreso, i migranti hanno sostenuto che da parte del carabiniere che ha sparato “c’è stato un eccesso di legittima difesa”. Secondo il racconto degli immigrati, la vittima aveva in mano un coltellino tale da non provocare danni particolari. I funzionari della Questura di Reggio Calabria hanno sottolineato il ruolo delle forze dell’ordine, “che non sono – hanno detto – nemiche dei lavoratori extracomunitari ma si pongono anzi a loro difesa. Prova ne è l’azione portata avanti contro il caporalato e il lavoro nero nella zona della Piana di Gioia Tauro dimostrata dall’esito di diverse operazioni di polizia”.
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