REGGIO CALABRIA. I Piromalli, potente cosca di ‘ndrangheta operante a Gioia Tauro si erano inseriti nel consorzio CO.P.A.M. di Varapodio, costituito da 40 aziende e cooperative agricole operanti nella piana di Gioia Tauro, nella Sicilia orientale e nel basso Lazio. E’ quanto emerge dall’operazione Provvidenza 2 dei Carabinieri del Ros, che ha portato all’esecuzione di 12 misure cautelari emesse dal gip e al sequestro del Consorzio Copam, e della società “S.G.F. Fratelli Careri srl”, con sede legale in Milano e stabilimento in San Ferdinando, attiva nella produzione e nel commercio dell’olio di oliva. Dopo i 33 fermi eseguiti nel primo troncone dell’indagine coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, la seconda tranche ha riguardato 10 nuove posizioni, e due misure notificate in carcere. Le accuse sono a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, truffa ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Oltre all’esportazione di olio di sansa, che col cambio di etichetta veniva venduto negli Usa come “extravergine di oliva”, vicenda questa su cui sono ancora in corso approfondimenti da parte dell’Fbi, è emerso come la cosca utilizzava il consorzio Copam sfruttandone la notevole capacità di approvvigionamento di prodotti agrumicoli, e disponendone sul piano gestionale e commerciale, grazie al ruolo di Rocco Scarpari, formalmente un semplice dipendente ma, secondo l’accusa, vero dominus della cooperativa, in quanto referente della cosca. La cosca sarebbe stata così in grado di alimentare sia la grande distribuzione del nord-est italiano che il mercato rumeno. Dalle indagini del Ros sarebbe emerso che Antonio Piromalli, anche tramite il socio Alessandro Pronestì, era in grado di intromettersi nella gestione della C.O.P.A.M., sovrintendendo in prima persona a tutta la filiera commerciale di fornitura dei prodotti agrumicoli – stabilendo tempi, quantitativi e prezzi delle merci da esportare – curando i rapporti con le aziende e intervenendo anche nella gestione del personale dipendente del consorzio. Attività del consorzio che sarebbero state anche utilizzate dalla cosca nelle operazioni commerciali di esportazione di olio d’oliva verso gli Usa. In tal caso il consorzio era costretto a garantire il pagamento in anticipo di quanto prodotto dalla società Fratelli Careri, e a farsi carico dei costi delle ulteriori, ma non necessarie, operazioni di intermediazione. Un controllo tanto asfissiante che Antonio Piromalli stava prendendo in considerazione l’ipotesi di trasferire la sede del consorzio da Varapodio all’interno dell’area commerciale del porto di Gioia Tauro, così da abbattere le spese degli stabilimenti e rendere più agevole l’esportazione degli agrumi verso gli States. Tra i destinatari del provvedimento anche Cinzia Ferro e Teresa Cordì, le quali, per conto del sodalizio, fungevano da prestanome nella gestione di imprese inserite nei servizi di pulizia e catering di alcune strutture turistiche riconducibili ad importanti società di settore, nonchè nel ramo dell’abbigliamento, con punti vendita in alcuni centri commerciali dellr province di Milano e Udine. Sono sedici le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Safety car” che ha permesso ai Carabinieri di Catanzaro di stroncare un’associazione per a delinquere finalizzata al furto aggravato. Altre quattro sono ai domiciliari. Tutte le persone arrestate sono residenti a Catanzaro. Si tratta di: Armando Abruzzese, 33 anni; Franco Abruzzese, 41; Armidio Bevilacqua, 42; Fabio Bevilacqua, 34; Franco Bevilacqua, 42; Luciano Bevilacqua, 29; Vittorio Froio, 33; Santo Mirarchi, 33; Cosimo Damiano Passalacqua, 21; Francesco Passalacqua, 27; Leonardo Passalacqua, 44; Giuseppe Rotundo, 23; Alfonso Russo, 21; Luciano Russo, 43; Andrea Veneziano, 28; Daniele Veneziano, 23. Gli arresti domiciliari sono stati concessi a Damiano Berlingiere, 40 anni; Fabio Bevacqua, 33; Luca Bevacqua, 31, e Pasquale Rotundo, 29. Altre cinque persone risultano indagate.