La Camera dei deputati ha approvato giovedì il Ddl sul biotestamento che va ora al Senato. I sì sono stati 326, i no 37. Dubbi dei cattolici sul testo che prevede comunque la possibilità di obiezione di coscienza per i medici chiamati a ‘staccare la spina’. Ma, d’altra parte anche l’impossibilità per le cliniche private (comprese quelle cattoliche dunque) ma convenzionate con il sistema sanitario nazionale di chiedere l’esonero dall’applicazione delle norme. Mercoledì erano passati i primi due articoli del testo, il cuore del provvedimento, che introduce in Italia il divieto all’accanimento terapeutico e il riconoscimento del diritto del paziente di abbandonare totalmente la terapia. Stop alle cure – dunque – se il paziente non le vuole più, ma il medico può rifiutarsi di ‘staccare la spina’ in base al principio della obiezione di coscienza. Un altro medico della stessa struttura dovrà intervenire per far rispettare le disposizioni del paziente. Ed è già polemica sulle prospettive che si potranno aprire in termini di obiezione di coscienza. In base a un emendamento approvato ieri il medico può non tener conto delle volontà lasciate da un paziente se le “Dat appaiano manifestamente inappropriate o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente ovvero qualora sussistano terapie non prevedibili o non conosciute dal disponente all’atto della sottoscrizione, capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita”. Questa la modifica introdotta dall’aula della Camera al comma 5 dell’articolo 3 della legge sul testamento biologico con l’approvazione (269 sì e 112 no) di un emendamento del presidente della commissione Affari sociali Mario Marazziti.