CATANZARO. “Il perdurante atteggiamento dell’amministrazione anche di fronte alle recenti posizioni del personale precario e della compattezza di quasi tutte le sigle, una sola esclusa, nel sostenere le iniziative e proclamare lo stato di agitazione pone di fronte ad una realtà opposta a quella che si sperava di vedere, trasformando ogni ipotesi di cambiamento di rotta in una pia illusione”. Lo si legge in una nota dei sindacati Usb, Snals, C.S.A. Cisal, Flc – Cgil, Cisl Università, Ugl – Università e Ricerca “Si sperava – continua il comunicato – in un’ amministrazione che dicesse “abbiamo colto il messaggio””. Invece, si evidenzia, “l’amministrazione continua nel suo atteggiamento avvolto in una sorta di indifferenza, appoggiata su un poco convincente “doversi attenere ai dettami” di non si sa bene chi. Appare come una amministrazione che non ama il suo personale, che preferisce attendere che siano altri a dire cosa fare piuttosto che essere lei stessa, ad esporre ad altri, con forza e grinta, ciò di cui ha imprescindibilmente bisogno e che, pertanto, non può essere condizionato da linea guida alcuna. Perchè così, una domanda sorge spontanea: se queste famose linee guida dovessero indicare di assumere meno personale possibile, che farà l’Ateneo? Si priverà di una grossa percentuale di lavoratori precari, quegli stessi lavoratori di cui fino ad oggi si è servito per i propri obiettivi?”. “E’ questo – prosegue il documento – che rende tutto molto più amaro, inaccettabile e non condivisibile: il problema non riguarda quegli altri le cui “linee guida” si attendono come vangelo, riguarda questo Ateneo, riguarda i suoi lavoratori; un simile comportamento sembrerebbe teso quasi a voler esasperare i lavoratori stessi non a costringendoli alla lotta, ma sfiancandoli, portandoli ad abbandonare, cancellare il senso di appartenenza che rende i lavoratori, ancor piu dei premi in danaro, gratificati di lavorare “presso” una amministrazione piuttosto che un’altra. In un contesto così delineato non si può che lottare e ribadire a viva voce che, per contro, questo senso di appartenenza i precari dell’Umg lo percepiscono perchè questa è la loro amministrazione come lo è di tutti i lavoratori dell’Ateneo. Lo stato di agitazione – si evidenzia – non potrà quindi rientrare, e sarà pertanto portato avanti con l’unità che tutte le sigle, eccezion fatta per una soltanto, hanno apertamente dichiarato. Lavoratori precari e sigle a sostegno saranno pure, come illuminati ebbero a dire in diverse occasioni, “insignificanti venditori di fumo” guidate, secondo il caso, da “ingombranti” ovvero “vaneggianti” segretari, ma questo non sminuisce nè spaventa. Partendo, ad esempio, dal presupposto che chi manifesta non “bivacca inopportunamente” bensì – sottolineano i sindacati – esercita un diritto costituzionalmente riconosciuto e, tra l’altro, non trattandosi di una gara a “vediamo chi la vince”, si continuerà a condurre la battaglia come si sa fare: nella massima civiltà, per la tutela di tutti i precari, iscritti o meno che siano, ricorrendo a tutti gli strumenti che lo Stato e la legge mettono a disposizione dei lavoratori”.