“Di Josè e della foglia che lo incontrò“. È il titolo del primo romanzo di Giuseppe Petitto, autore poco più che quarant’enne che vive a Catanzaro, dove svolge la professione di avvocato. Pubblicato a luglio 2017 dalla casa editrice Robin Edizioni, è stato presentato sabato pomeriggio a Catanzaro al Museo del rock, alla presenza dell’autore e docente Luigi La Rosa.
Il romanzo si sviluppa in Chiapas, uno tra gli Stati più poveri del Messico. È qui che si snodano le vicende dei due protagonisti principali del libro: la voce narrante, un ragazzo italiano e un vecchio curandero Totzil. Il primo non è in grado di accettare i cambiamenti imposti dall’esistenza, pertanto decide di realizzare appunto il viaggio che lo porterà sin lì. L’altro, invece, aldilà della propria saggezza e del ruolo di prestigio rivestito all’interno della propria comunità, vive da anni roso da un segreto rimorso. La loro conoscenza avviene, casualmente, nei pressi di un cimitero, per poi proseguire, nell’arco di pochi giorni, all’insegna di semplici ma pregnanti vicende, che offriranno ad entrambi l’opportunità di uno scambio reciproco. Tali vicende condurranno il ragazzo verso la parziale perdita della propria paura ed il vecchio a ritrovare la serenità che lui stesso, quasi volontariamente, aveva deciso di negarsi per anni.
Parallelamente, procedendo di pari passo ma in maniera del tutto autonoma, una foglia, strappata con violenza dal vento alla sua splendida ma ripetitiva vita, si ritrova a dover fare i conti con uno sconosciuto sentimento di paura. Alterne vicende ed incontri forse non casuali, saranno la chiave che le consentiranno di passare dallo sconforto alla speranza, ed infine alla serena accettazione degli eventi, fino a comprendere che il vento non è altro che la personificazione della Natura che sempre tenta di parlare ad ogni sua creatura. Le due storie, apparentemente indipendenti, si sfiorano di continuo, fino a quando si incontreranno. Tre, dunque, i protagonisti principali che si muovono all’interno di due storie parallele, il cui messaggio centrale è quello della necessità di scrollarsi di dosso la paura nascente dai cambiamenti fisiologici imposti dall’esistenza, pena un’immobile infelicità. Ascoltando la voce del vento, dunque, ognuno dei tre personaggi, a suo modo, trova una sua nuova consapevolezza, il ragazzo nell’apertura, il vecchio nella speranza e la foglia nell’accettazione. Il tutto, su uno sfondo di personaggi minori ma significativi e nello scorcio di una regione, il Chiapas, fatta di persone autentiche, nella quale si muovono, come in una danza antica, profumi e colori.