“C’è forte preoccupazione per le sorti del porto di Gioia Tauro, oltre alle notizie apparse sulla stampa, mai smentite, è evidente la crisi di traffici nel Terminal Contenitori. Noi come Filt e come Cgil, chiediamo il rispetto degli impegni assunti con il Governo durante la procedura che ha portato anche all’Accordo di Programma Quadro sottoscritto a Roma”. Lo sostengono, in una nota, la Filt Cgil regionale e territoriale e la Cgil regionale e territoriale. “Chiusa la procedura, che ha definito la costituzione della Port Agency il 31 luglio 2017 – proseguono i sindacati – ci saremmo aspettati gli investimenti annunciati per il rilancio del sito portuale, della sua area retroportuale e la conseguente ricollocazione dei lavoratori licenziati. Sono passati 6 mesi, ed i volumi, invece che aumentare come prospettato, sono diminuiti a dei livelli mai raggiunti negli ultimi anni. Noi come Filt e come Cgil nutriamo forti dubbi, che attualmente ci siano le capacità operative per poter fare più volumi, vista la situazione attuale del parco mezzi disponibile. Non sappiamo se c’è in atto una ‘guerra fredda’, come è stata annunciata dalla stampa, ma una cosa è certa, non possiamo assistere al declino dell’unica realtà produttiva che può rilanciare la nostra Regione”. “Rivendichiamo con forza – concludono Filt e Cgil – la messa in atto degli investimenti annunciati da MCT e da TIL nel piano di investimenti presentato al Governo! E la tempistica non è un problema secondario! Devono essere messi in atto al più presto, siamo già in forte ritardo! Chiediamo una autorevole convocazione istituzionale immediata, con tutti i soggetti che hanno sottoscritto l’intesa, pronti alla mobilitazione se ciò non avverrà prontamente”.
Preoccupato anche il Commissario straordinario dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli. “La sottoutilizzazione del terminal Mct impone -afferma in una nota- una necessaria e stringente verifica sulla sussistenza dei requisiti per il mantenimento del vigente assetto concessorio ed autorizzativo”. Agostinelli, dunque, per la prima volta mette in mora la società terminalista che si insediò nello scalo calabrese nel lontano 1993 sottoscrivendo un protocollo di intesa con lo Stato che portò all’apertura allora del più grande terminal di transhipment del Mediterraneo che prevedeva un volume di traffico non inferiore a un milione di teus e l’assunzione di 450 portuali. Nel 2003 la Mct ottenne un’ennesima concessione di banchine e piazzali realizzati dallo Stato e si impegnò a movimentare almeno 4,5 milioni di teus all’anno. Poi la crisi iniziata nel 2008, la richiesta di Cassa integrazione per anni ed infine i licenziamenti dello scorso mese di luglio. Nel luglio 2016 c’é stata poi la sottoscrizione del nuovo Apq anche da parte del terminalista, che si impegnava al rilancio del terminal.
A distanza di un anno e mezzo da quell’accordo, nonostante la Port Authority abbia speso per rafforzare le infrastrutture quasi 180 milioni di euro per consentire ai terminalisti di operare nel migliore dei modi, si è assistito invece ad un decremento dei contenitori movimentati ed anche al mancato intervento promesso di rafforzare mezzi portuali, gru e carrelli elevatori. Dopo aver atteso invano il rispetto degli impegni da parte di Med Center Container Terminal, Agostinelli ha deciso dunque di passare al contrattacco per verificare il possesso dei requisiti da parte del terminalista. Entro 30 giorni, adesso, Mct dovrà inviare all’Autorità portuale una serie di documenti contabili, piani aziendali e piano mezzi. Trascorso tale termine, l’Autorità portuale valuterà se adottare decisioni anche traumatiche, per rilanciare lo scalo, compresa l’eventuale revoca delle concessioni.