“De Masi è un simbolo della lotta alla ‘ndrangheta e ai crimini bancari ed oggi vogliamo lanciare un segnale forte e chiaro: siamo con De Masi e con tutti gli imprenditori come lui. Chi ha il coraggio di denunciare non deve sentirsi solo!”. Così il vicepremier e ministro Luigi Di Maio in un post dove ricorda la sua visita nel pomeriggio di martedì 18 luglio a Gioia Tauro con il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per incontrare Antonino De Masi, l’imprenditore sotto scorta per avere denunciato il racket.
Il commissario straordinario dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, ha incontrato il Vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio. “Nel corso della visita nell’area portuale di Gioia Tauro e nello stabilimento industriale dell’imprenditore Nino De Masi – si afferma in un comunicato dell’Autorità portuale – il commissario Agostinelli, in un incontro privato, ha illustrato, sia al vicepremier Di Maio che al parlamentare Nicola Morra, le problematiche che, in questo momento, interessano lo scalo calabrese. L’incontro, dai toni molto cordiali, si è rivelato molto proficuo. La riunione si è, infatti, conclusa con una chiara manifestazione di preciso interesse rispetto alle sorti dello scalo che sarà seguito, con particolare e diretta attenzione, dal Governo”.
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nel corso della sua visita a Gioia Tauro, ha annunciato lo studio da parte del Governo di una norma sul voto di scambio politico mafioso e di una class action sulle banche. “Tutto ciò – ha aggiunto Bonafede – per dimostrare che non bisogna essere eroi per esercitare il ruolo di imprenditori e di cittadini onesti”.
Una “lotta senza precedenti” alla corruzione, una “rivoluzione di legalità”. È quella che il Guardasigilli Alfonso Bonafede annuncia con il provvedimento che “probabilmente già entro questa settimana” il governo presenterà per il contrasto alla corruzione. “La ‘ndrangheta e tutte le mafie italiane – ha detto il ministro – si muovono oggi attraverso la corruzione: lo Stato avrà il suo ruolo e la lotta al crimine organizzato viaggerà sui fatti”. Due gli strumenti centrali per il contrasto alla corruzione previsti nel piano del governo: il primo è il ‘Daspò ai corrotti, “per dire che se lo Stato becca un imprenditore che corrompe – ha spiegato Bonafede – quell’imprenditore deve sapere che non avrà mai più a che fare con la pubblica amministrazione. Questo avverrà per tutti coloro con condanne definitive per corruzione”. Il messaggio, ha aggiunto il ministro, “deve essere ‘ti conviene essere onestò”, perchè “lo Stato nella lotta alla corruzione non vede mezze misure”. Altra “norma fondamentale”, ha affermato il Guardasigilli, sarà quella sull’agente sotto copertura: “Ora viene utilizzato per la lotta al terrorismo o al traffico di droga, ma non per la corruzione – ha osservato – così avviene che se le forze dell’ordine con la magistratura portano avanti indagini importanti poi hanno difficoltà a provare i fatti nelle aule di giustizia”. Quindi, “l’aumento delle pene è importante – ha rilevato Bonafede – ma la prima cosa è dare uno strumento ai servitori dello Stato per smascherare la corruzione e provare quei fenomeni nelle aule di tribunale”. Si tratta di “strumenti senza se e senza ma”, ha concluso il ministro, “che interrompono tutti i legami tra malavita e Stato”. Bonafede ha ricordato che in Italia i detenuti per i reati dei cosiddetti ‘colletti bianchì sono “solo lo 0,6%”: questo dato “ci dice che c’è qualcosa che non va”.