C’era una delegazione del sindacato autonomo SUL all’incontro, avvenuto nell’azienda De Masi, con il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio. I sindacalisti, spiega una nota del Sul , “oltre ad aver consegnato al Ministro una lettera aperta riguardo alla drammatica situazione in cui versa il Porto di Gioia Tauro, si sono soffermati sulle varie problematiche che hanno causato e che purtroppo continuano a peggiorare, una situazione in cui – affermano – non si vede la luce in fondo al tunnel e forse quel buio sta diventando sempre più intenso e se non si agisce subito si rischia che divenga irreversibile, in un’area dove la disoccupazione regna sovrana e la stessa è più conosciuta per la criminalità e la ribalta delle cronache locali. Occorre immediatamente invertire questa tendenza – si legge nella nota del Sul – l’Area Portuale Gioia Tauro è piena di maestranze formate e professionali, piena di gente onesta che vuole vivere di lavoro e ripudia l’assistenzialismo e l’elemosina. È stata creata la ZES, è stata creata l’Agenzia per il Lavoro Portuale al fine di ricollocare i 377 licenziati dello scorso luglio 2017 dopo sette anni di utilizzo degli ammortizzatori sociali da parte di MCT, ovvero la società concessionaria dello scalo, quest’ultima assieme ad MSC unica cliente del porto, ovvero unica società a portare container a Gioia Tauro, avevano preso specifici impegni nei tavoli Ministeriali, che avrebbero dovuto portare investimenti e incremento dei volumi di contenitori movimentati, si leggono tra le carte firmate in quel periodo anche da MCT testuali parole con l’obiettivo di salvaguardare il principio che neanche un posto di lavoro debba andare perduto”.
“Ma secondo il Sul – è stato tutto disatteso, i collocati in Agenzia sono iscritti nelle liste dei disoccupati, investimenti a distanza di un anno dai licenziamenti non ve ne sono stati e cosa ancor più tragica i volumi di container movimentati si sono contratti ulteriormente, facendo pensare ad una nuova tornata di crisi Aziendale con ulteriori tagli sul personale. Questa è la realtà di un’area considerata terra di conquista, terra dove ciò che al solo pensiero indignerebbe un lavoratore del Nord, qui al Sud diventa consuetudine, terra che aspetta da anni il proprio riscatto e che pretende lavoro, giustizia e legalità.”