“Nel 2018 le condotte illecite riferite a indebite percezioni di contributi e finanziamenti statali, regioni e comunitari hanno portato all’apertura di 31 giudizi, di cui 27 definiti con sentenze di condanna, due assoluzioni e due pronunce di rito”. È un passaggio della relazione del presidente della sezione della Corte dei conti per la Calabria, Rita Loreto, in occasione della cerimonia d’inaugurazione a Catanzaro dell’anno giudiziario. La condotta illecita più ricorrente, secondo quanto emerge dalla relazione, è quella della distrazione di contributi comunitari o regionali destinati ad assumere “lavoratori cosiddetti ‘svantaggiati’, con l’impegno, da parte del beneficiario del contributo, di mantenere costante il numero per almeno un triennio e di provvedere alla loro formazione una volta assunti”. Frequenti anche le truffe all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, “realizzate nella maggior parte dei casi attraverso la presentazione di domande di contributo non veritiere, nelle quali gli agricoltori beneficiari hanno dichiarato come appartenenti alla propria azienda terreni sui quali, in realtà, non avevano alcuni titolo reale di disponibilità o godimento”. Segnalate inoltre “numerose citazioni riconducibili al filone delle frodi nell’utilizzazione di contributi pubblici: i numerosi atti di citazioni sono relativi a fondi comunitari ma anche nazionali. In questo ambito – riporta il testo – si segnalano per il rilevante ammontare del danno due citazioni: una per 5.456.864,37 euro in cui si è contestata la simulazione del programma di ricerca e sviluppo precompetitivo e la mancata attuazione del processo di industrializzazione (euro 5.456.864,37); una seconda per la mancata realizzazione di un investimento produttivo da parte di due società (danno euro 4.473.767,70 + euro 2.652.409,80)”. Altri due temi importanti sono le società in house della Regione e i rimborsi delle spese sostenute dai gruppi consiliari. Due le sentenze significative: il 19 dicembre 2018 la Sezione della Corte dei conti ha condannato, in favore della Regione, il presidente protempore di una società per azioni integralmente partecipata dalla Regione ed i componenti del consiglio di amministrazione a pagare un risarcimento di un milione e 558 mila euro per avere distratto fondi in operazioni di investimento in strumenti finanziari a medio e alto rischio. Sempre nel 2018, con tre distinte sentenze, la Corte dei conti ha condannato alcuni presidenti di gruppi consiliari e consiglieri regionali “per il danno collegato ai rimborsi di spese a valere sui fondi assegnati ai gruppi e non coerenti con le finalità istituzionali dei gruppi medesimi”. “La Procura – ha sottolineato nella sua relazione il procuratore Rossella Scerbo – riceve quotidianamente tantissime denunce da parte di privati cittadini ovvero di forze politiche dell’opposizione ma sono numericamente poche quelle che provengono dagli organi di vertice o di controllo delle amministrazioni danneggiate sulle quali incombe anche lo specifico obbligo di porre in essere tutte le iniziative necessarie a evitare l’aggravamento del danno intervenendo ove possibile in via di autotutela o comunque adottando gli atti amministrativi necessari per evitare la continuazione dell’illecito e a determinarne la cessazione. Il fenomeno è grave e suscita preoccupazione perché espressione di un atteggiamento complessivo che si manifesta anche attraverso la scarsa collaborazione a fronte di richieste istruttorie e ad una non adeguata sollecitudine nell’esecuzione delle sentenze di condanna e, come intuibile, va ad intralciare l’attività istruttoria nella misura in cui non favorisce una completa ricostruzione dei fatti”, prosegue la relazione”. “Nessuna delle Asp e delle Aziende ospedaliere della regione – ha sostenuto ancora il procuratore Scerbo – ha depositato i conti giudiziali, né sono stati forniti alla sezione giurisdizionale che detiene l’anagrafe degli agenti contabili e alla Procura i nominativi degli agenti contabili e l’indicazione dell’oggetto delle gestioni. Un comportamento non limitato alle Asp ma diffuso anche negli enti locali, nei confronti del quale la Procura assumerà le iniziative del caso”.
“Grave e diffuso il fenomeno delle opere iniziate e incompiute”
“Il fenomeno delle opere incompiute o inutilizzabili è tanto diffuso quanto grave sia in termini di spreco di risorse finanziarie che di detrimento dell’immagine della pubblica amministrazione, non facilmente perseguibile per svariati motivi tra cui anche la difficoltà ad agire tempestivamente”. Lo scrive, nella relazione pronunciata nella cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti calabrese, il procuratore regionale contabile, Rossella Scerbo. Nella relazione viene, in particolare, segnalata la fattispecie relativa a un’opera incompiuta, la strada provinciale cosiddetta “Strada del Mare” nel Vibonese, “a causa – si legge – di una progettazione lacunosa e di illegittimità procedurali (come la mancata acquisizione dei necessari parei e autorizzazioni) per un danno ammontante a 10,5 milioni e per una sovracontabilizzazione dei lavori realizzati con conseguenti pagamenti di Sal all’impresa esecutrice per importi maggiori rispetto ai lavori effettivamente realizzati (danno per 4,8 milioni)”. Il procuratore regionale della Corte dei Conti ha poi spiegato che si è trattato di “un’istruttoria molto complessa condotta grazie all’apporto di elevata professionalità della Guardia di Finanza di Vibo Valentia. La sentenza di parziale accoglimento è stata pubblicata nel 2019, la Procura ha proposto appello per il capo con è stata dichiarata la prescrizione”.
“In Calabria c’è scarsa attenzione
per il patrimonio delle amministrazioni”
“In Calabria il quadro è sempre lo stesso: c’è una scarsa attenzione delle amministrazioni per il loro patrimonio”. Lo ha affermato il procuratore regionale della Corte dei Conti, Rossella Scerbo, parlando con i giornalisti prima della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile calabrese. “È importante – ha aggiunto Scerbo – la nostra azione sul piano quantitativo ma anche ai fini della diffusione della cultura. Nell’esercizio della nostra attività abbiamo rilevato anche una totale omissione da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere o in alcuni enti locali dell’obbligo di presentare alla Corte dei Conti i conti giudiziali. Ci dev’essere – ha detto poi il procuratore regionale della Corte dei Conti – una crescita del concetto di legalità e questo lo dimostra anche il fatto che ci arrivano poche denunce delle amministrazioni danneggiate nonostante ci sia un obbligo specifico: un esempio sono i debiti fuori bilancio, di cui veniamo a conoscenza solo dopo”.