ROMA. Sono 31 in tutto gli arresti eseguiti dalla squadra mobile di Roma e dal Comando provinciale della Capitale della guardia di finanza nell’inchiesta che ha sgominato i referenti romani delle cosche di San Luca dei ‘Pelle, Nirta, Giorgì. L’inchiesta è partita a seguito dell’omicidio avvernuto a Roma il 24 gennaio del 2013 di Vincenzo Femia. Per quell’omicidio nel gennaio del 2014 vennero arrestati quattro killer, uno dei quali, Gianni Cretarola che ha poi deciso di collaborare con la giustizia. Proprio grazie alla collaborazione di Cretarola gli investigatori sono riusciti a risalire all’intero organigramma delle cosche calabresi che operavano a Roma. In particolare gli investigatori della squadra mobile della Capitale, diretti da Renato Cortese, hanno accertato che l’omicidio di Femia era stato commissionato dalle cosche di San Luca per contrasti economici legati al traffico di sostanze stupefacenti. “Questa inchiesta dimostra – ha detto Renato Cortese, capo della squadra mobile di Roma – che l’omicidio che doveva risolvere un dissidio ha invece prodotto lo smantellamento dell’intera organizzazione”. Gli investigatori, con la collaborazione della guardia di finanza, hanno accertato l’ingente traffico di droga, cocaina e hashish che il gruppo riusciva ad importare dal Sudamerica e dal Marocco riuscendo a trattare alla pari con i cartelli dei narcos colombiani e ponendosi come referenti affidabili anche per altre organizzazioni criminali italiane. Si tratta di un giro d’affari milionario e nel corso delle indagini sono stati sequestrati centinaia di chilogrammi di sostanza stupefacente. Il Gico della guardia di finanza ha inoltre ricostruito approvvigionamenti di cocaina per oltre 1.500 chilogrammi. Due dei destinatari delle misure cautelari sono stati raggiunti dal provvedimento di arresto in Spagna. L’indagine ha inoltre portato alla luce un’enorme disponibilità di armi che venivano utilizzate nella Capitale anche per portare a termine reati come le estorsioni e contro le persone.