La Fnasla-Cisal sollecita l’inquadramento dei sorveglianti idraulici nei ruoli dell’Afor con il contratto loro spettante. “A distanza di circa nove anni – si legge in una nota – dall’immissione in servizio a seguito del concorso pubblico espletato ai sensi della normativa nazionale per l’accesso al “Pubblico Impiego” nonché delle leggi regionali 31 e 52 del 2009, il contingente dei lavoratori del “Servizio di Sorveglianza Idraulica e Monitoraggio Della Rete Idrografica Regionale” , in organico a Calabria Verde dal mese di aprile 2014, poiché transitato dall’AFOR purtroppo è costretto a ricorrere ad un’ azione forte per vedersi riconosciuto un diritto. Tanti – si legge ancora – sono stati i tentativi per far capire prima all’Afor e successivamente a Calabria Verde che il Servizio Pubblico Essenziale di “Monitoraggio della Rete Idrografica Regionale” che prima dell’avvento della Legge 112/1998 era nei ruoli del Ministero successivamente è passato alle Regioni con la Legge 183/1989 in capo alle ex A.B.R. ora abolite a seguito della Legge 28 dicembre 2015 n 221, o alla Protezione Civile, dove rimanendo nei contenuti del “Testo Unico in Materia Ambientale” si prevedeva, in particolare all’art. 61 comma 1 lettera e) che le “Regioni provvedono, per la parte di propria competenza, all’organizzazione e al funzionamento del servizio di polizia idraulica ed a quelli ed a quelli per la gestione e la manutenzione delle opere e degli impianti e la conservazione dei beni”. Eppure – rileva il sindacato – a seguito della Delibera 301/2013 l’Azienda “AFOR” risulta aver inquadrato i lavoratori con il profilo giuridico “B1” del CCNL “Regioni ed Autonomie Locali” mentre in realtà per un “mero” errore, li ha contrattualizzati nel 4 livello operaio del CCNL di natura “Privatistica” della Forestazione rimanendo nella stessa errata forma contrattuale anche nella fase di transito in Calabria Verde. Tale situazione, ha bloccato di fatto lo sviluppo del Servizio in modo ottimale e secondo la normativa prevista impedendo di fatto di creare come le altre Regioni un Servizio in grado di funzionare 24 ore su 24 ai fini della “Prevenzione”. Oggi, a seguito del netto rifiuto a proseguire ogni forma di trattativa sindacale, una parte del contingente, legittimamente è dovuta ricorrere al giudizio del Tribunale per vedersi riconosciuto un diritto negato sia dal punto di vista contrattuale e soprattutto “professionale” perché la mancata attuazione ha impedito lo svolgimento del regolare servizio nonché il diritto della popolazione calabrese di avere un Servizio attivo ai fini della “prevenzione””.