“Il prolungarsi, sia pur in rallentamento, dell’intonazione positiva dell’attività economica nel corso del 2018 ha parzialmente attenuato gli squilibri indotti dalla lunga fase recessiva sul mercato del lavoro. La Calabria si caratterizza per una ripresa incerta, a sprazzi, che prende vigore solo sul finire del 2016”. E’ quanto evidenzia la Svimez nella sua ricerca sulla situazione della regione. “Circa la metà dei 62 mila occupati persi nel corso della fase recessiva – si sottolinea – è stata recuperata. Il tasso di occupazione regionale si è attestato al 42,2% nel 2018. Il numero degli occupati nella media del 2018 in Calabria è risultato pari a 551 mila unità circa 14 mila unità in più rispetto all’anno precedente, pari al +2,6%”. L’aumento dell’occupazione riguarda di più gli uomini (+2,9% a fronte del +2,2% delle donne). Continua a crescere per il secondo anno consecutivo l’occupazione giovanile fino a 34 anni (+12,4%, +4,9 nel 2017) in crescita anche gli occupati con 50 anni e più (+2,8, +4,1% nel 2017). Il lavoro a tempo pieno continua a crescere (+2,9%) mentre aumenta il part time (+1,6%), quello involontario è in moderata crescita in Calabria (+0,1%). Nella regione l’agricoltura ha un andamento decisamente positivo, più moderata la crescita nei servizi, mentre si assiste a una flessione nell’industria”. La flessione dell’occupazione in Calabria si è combinata con un incremento marcato delle persone in cerca di occupazione, salite da circa 80 mila nel 2008 a 152 mila nella media del 2018. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 21,6% nel 2018. “Circa 178 mila – scrive la Svimez – sono i giovani calabresi tra i 15 ed i 34 anni che non lavorano e al tempo stesso sono fuori dal sistema formativo (i cosiddetti Neet): la loro incidenza sul totale della popolazione in età corrispondente era nel 2018 al 39,3%. Di questi 65 mila sono in cerca di occupazione mentre 113 mila non cercano o cercano non attivamente perché ritengono che non ci siano opportunità di trovare un lavoro adeguato. Il 60% di questi giovani è diplomato o laureato. Nel corso della crisi – si legge poi – è aumentato di circa il 38% il numero di giovani con elevato livello di istruzione che non lavora e non studia. Gli early leavers calabresi sono circa 25 mila pari al 16,3% dei giovani 18-24enni. Il risultato della Calabria è essenzialmente dovuto alle giovani calabresi di cui solo il 10% circa abbandona gli studi mentre il dato degli uomini è in linea con la media meridionale (21,8%). Consistente è il tasso di emigrazione degli studenti calabresi nelle regioni del Centro-Nord (intorno al 31%) superiore a quello medio delle regioni meridionali (26% circa). Solo il 55% (circa 39 mila) dei residenti – si legge infine – studia in atenei della Calabria”.
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