CATANZARO. “Alzata con pugno (soliloquio del Grullo)” di Antonio Armieri (Pellegrini editore) è un volume originale che necessita di una lettura attenta e di una doppia lettura ancora più attenta. Il lettore s’imbatte subito in una pagina provocatoria e, per molti aspetti, irriverente che utilizza un linguaggio inusitato con venature tra il ludico e l’ironico, che racconta storie che si trasformano in aperture alari che portano ovunque, talvolta in sentieri lontani da quello iniziale, che ingaggia una sorta di bisticcio/litigio con persone e situazioni. Insomma, il soliloquio del Grullo (sottotitolo assai significativo). E’ sicuramente uno di quei libri bizzarri che spiazzano il lettore il quale, dopo lo sconcerto iniziale, si accorge che è per l’appunto un soliloquio (da loquor e solus: parlare tra sè e sè) in cui l’autore, intrecciando nove curiosi e magmatici ritratti, discute di temi rapsodici e diversificati che, linguisticamente accattivanti, raccontano di televisione e cambiamenti culturali (è il caso del racconto Alzata con pugno), sociologici , linguistici (un racconto è dedicato alla virgola ), lavorativi, anche con tratti molto ironici (il Giometra) , ricordi di scuola di grande argutezza (Fissa idea), osservazioni al femminile. Racconti e ritratti tutti salaci e gustosi che si amplificano molto grazie ad una funambolica capacità di narrare che spesso perde (ma volutamente) il filo per portare il lettore in una discussione molto ma molto ampia supportata sempre dalla parola che è la vera e propria scoperta di questa particolare e unica sinossi.