CATANZARO. Era stato arrestato nello scorso agosto in Argentina, con 100.000 euro nella valigia, mentre tentava di lasciare il paese sudamericano. Gli agenti della squadra mobile di Catanzaro, coadiuvati da quelli della squadra mobile di Vibo Valentia, nonchè della Polaria di Fiumicino, dopo l’estradizione, hanno preso in consegna Pantaleone Mancuso, 54 anni, elemento di spicco dell’omonimo clan di Limbadi, uno dei più potenti della ‘ndrangheta. Mancuso è accusato del tentato omicidio di una zia e di un cugino, nell’ambito di uno scontro fra opposte fazioni della stessa famiglia. Gli agenti gli hanno notificato provvedimento di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emesso dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Mancuso, detto “l’ingegnere”, è ritenuto responsabile del tentato omicidio della zia Romana Mancuso, cinquantenne, e del figlio della donna, Giovanni Rizzo, di 43, avvenuto in contrada Gagliardi di Nicotera, il 26 maggio 2008. L’uomo deve anche rispondere del reato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, anche da guerra e spari in luogo pubblico, in concorso con il figlio Giuseppe Salvatore, 26 anni, detenuto per altra causa. Pantaleone Mancuso era stato latitante Fino al 30 agosto scorso quando fu arrestato in Argentina, dalla polizia locale per il reato di falso documentale. Le richieste di estradizione internazionale si sono concluse con l’esecuzione del provvedimento eseguito dalla Polizia con l’ausilio di personale del servizio di cooperazione internazionale che ha provveduto oggi all’accompagnamento di Mancuso alla frontiera dello scalo aereo di Roma-Fiumicino. L’attentato di cui il boss è accusato non cagionò la morte delle vittime per pura fatalità e suscitò particolare clamore mediatico in quanto fu consumato con l’utilizzo di un’arma micidiale come il kalashinikov, oltre che di una pistola calibro 9×21 e, soprattutto, perchè rivolto contro una donna della potente famiglia Mancuso. Gli inquirenti, nel corso dei rilievi, repertarono 36 bossoli. Dopo le formalità di rito, l’arrestato è stato associato alla casa circondariale di Rebibbia.