“Indignazione, mortificazione, sconforto, rabbia per l’ennesima prova di forza dettata dall’incapacità da parte di chi pensa che la scuola sia un contenitore dove si possano muovere le pedine a proprio piacimento e spostare sacchi da una parte all’altra secondo lo scenario di ordinanze e ricorsi.” E’ quanto scrive in una nota un gruppo di docenti del Liceo “Tommaso Campanella” di Lamezia Terme. “È palese che è inammissibile e farsesco dispensare ordinanze fallaci a tarda sera per poi modificarle o annullarle immediatamente dopo e imporre alle scuole ritmi e richieste che sono diventate insostenibili. Gigino Gigetto, va via Gigino, ritorna Gigetto. Gioco paradossale dentro il quale siamo vittime prima di tutto noi insegnanti.
Stiamo tutti vivendo un periodo difficile e delicato – insegnanti, alunni, famiglie – costretti a ritmi che hanno inciso profondamente sul tempo quotidiano, con il timore del virus in agguato e un’informazione sempre più schizofrenica che allarma o sminuisce, creando profondo disontieramento, tanto da non saper giudicare cosa sia meglio o peggio e quali siano le priorità.
Manca la responsabilità “etica”, vige la regola del “disfattismo” che, rocambolescamente, diventa valore fondante per coloro i quali credono che la Scuola, l’Istruzione non abbiano alcun riconoscimento sociale. Tutto ciò a discapito di docenti e studenti che sin dall’inizio, in questa situazione pandemica, sono scesi in trincea, dimostrando spirito di adattamento e, nello stesso tempo, assoluta e instancabile passione verso una “professione” che rappresenta la base formativa della società, l’istituzione più importante, insieme alla sanità.
Forse bisogna ricordarlo!
Ci consideriamo “vittime” di un’ignoranza politica, di un pressapochismo che dimostra analfabetismo e miopia rispetto a tutte le criticità di cui soffre la scuola che quest’altalena di ordinanze non fa che peggiorare.
La scuola ha bisogno di organizzazione e programmazione dell’attività didattica per garantire un servizio, non si può pensare che ci si “adatti” da un momento all’altro a nuove disposizioni che stravolgono continuamente il quadro di riferimento, soprattutto nelle scuole superiori.
Quanto accaduto nelle ultime ore rappresenta l’apice di una situazione le cui note toccano gli accenti più gravi del surrealismo e del grottesco: bracci di ferro, prese di posizione che nulla hanno a che vedere con la scuola e con la cultura (perché è bene ricordare a qualcuno che la scuola è soprattutto un presidio culturale), finiscono con il condizionare gravemente un sistema che è unicamente garanzia sociale e totalmente al di fuori di logiche decisionali che ignorano i meccanismi organizzativi alla base della vita e dell’esistenza di una struttura complessa quale quella scolastica. Certamente non politica!
Siamo stanchi di essere etichettati come coloro i quali godono di privilegi e benefici, esistenti solo nella fantomatica interpretazione e nel pregiudizio di chi fa cattiva informazione e di chi la subisce in maniera acritica e ne fa fertile terreno, naturalmente in malafede, per squalificare la figura del “Docente”.
Chiediamo innanzitutto rispetto: rispetto verso le persone, verso la professione, verso quell’impegno che sin dal 9 marzo 2020 ci ha visto proiettati, costantemente e in maniera totalizzante, in una dimensione la cui unica preoccupazione è stata quella di “accompagnare” i nostri ragazzi in una esperienza che ha poi sovvertito le loro consuetudini di vita.
Noi abbiamo svolto e svolgiamo quotidianamente il nostro lavoro: non chiediamo altro se non rispetto! Desideriamo solo di poter continuare a lavorare nella consapevolezza, che purtroppo ci viene tolta, che la nostra “nobile” professione, che dovrebbe godere del giusto riconoscimento sociale, sia al contrario così svuotata da chi probabilmente stenta a riconoscerne il “valore”, è parte fondamentale ed essenziale di un percorso di crescita messo a dura prova negli ultimi 365 giorni.
La Scuola è l’unico strumento attivo per sopperire a quel black-out della socialità che i nostri studenti stanno gravemente subendo con conseguenze talmente pesanti tanto da trovarci non solo in una emergenza sanitaria, ma “esistenziale”.
Ancor più grave perché tutto questo accade mentre non sappiamo nulla della compagna vaccinale per la scuola, se non sporadiche e contradditorie notizie, e veniamo a sapere che altre categorie arbitrariamente sono considerate più importanti della nostra, quando in altre regioni il vaccino è già stato somministrato al personale docente e Ata e la Calabria è, allo stato attuale, ultima.
Una politica seria dovrebbe occuparsi innanzi tutto dell’emergenza sanitaria e in secondo luogo del resto perché, ricordiamolo, la DaD è ora DDI, con schemi molto complessi che prevedono la presenza a scuola del 50% delle classi e del 50% degli alunni per classe, senza dimenticare che alle famiglie è stata data la possibilità di scegliere la DaD e sono molti coloro che l’hanno fatto, quindi questo balletto è un falso problema che gioca sulla scarsa conoscenza dell’opinione pubblica di ciò che sta accadendo nel mondo della scuola.
Nell’indifferenza generale proclamiamo questi come giorni di lutto per la Scuola.”