Nel 2021 Stati Uniti e Italia festeggiano 160 anni di amicizia diplomatica. L’anniversario assume il volto di una speciale intesa dati i nuovi governi presieduti dal democratico Joe Biden e dal governo tecnico di Mario Draghi. L’11 aprile scorso il ministro degli esteri italiano Luigi di Maio è atterrato a Washington per celebrare il centosessantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra USA e Italia. Il giorno dopo ha incontrato il Segretario di Stato americano Antony Blinken, con il quale ha discusso dossier comuni quali il rilancio dell’alleanza transatlantica in chiave multilaterale, la necessità di adottare una politica comune per stabilizzare aree di crisi come la Libia, L’Afganistan e l’Ucraina e l’importanza di cooperare in termini di campagna vaccinale e cambiamento climatico. Il 13 aprile Di Maio ha partecipato alla celebrazione virtuale dei 160 anni di alleanza diplomatica, trasmessa dall’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) durante la quale sono intervenuti svariati ospiti tra cui Nancy Pelosi, Presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Giuliano Amato, Ex Presidente del Consiglio dei Ministri e Madelein alberight, Ex Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America. Il fatto che Di Maio sia stato il primo Ministro di una nazione straniera ad essere ricevuto dalla nuova amministrazione americana, segna la volontà di entrambi i paesi di rinvigorire un’amicizia affievolitasi sotto le amministrazioni Trump-Conte. Periodo, quest’ultimo, in cui il governo Conte, sempre con Di Maio agli Esteri, firmò il memorandum d’intesa con la Cina affinché l’Italia entrasse a far parte del progetto Belt and Road Initiative lanciato dal Presidente cinese Xi Jinping. Mentre Salvini nel 2019, in visita in Russia per un evento tenuto da Confindustria Russia, affermava che si sentiva a casa più che in altri paesi europei. L’avvicinamento italiano ai due nemici statunitensi, Cina e Russia, di concerto con il raffreddamento trumpiano delle relazioni diplomatiche con l’Unione Europea provocarono una divergenza di prospettive tra i due storici paesi amici. Trump favorì una politica economica protezionista e una politica estera unilaterale e reticente al dialogo, che condusse l’America a ritirarsi dall’accordo sul nucleare con l’Iran e dall’accordo sul riscaldamento climatico, tema caro all’Italia. Dunque la presenza di Di Maio alla Casa Bianca, sotto un nuovo mandato, è stato un chiaro messaggio volto a rilanciare la Cooperazione tra i due paesi. Intesa che può rinnovarsi grazie alla presenza dei due leader, i quali oltre ad aver lavorato insieme in passato, godono di esperienze e competenze eccelse: Mario Draghi in ambito economico e Joe Biden nel campo politico. Entrambi si sono mostrati pronti a lavorare per la ricostruzione di un occidente che possa contenere ed estirpare l’autoritarismo di paesi come la Russia e la Turchia, i cui governanti sono stati rispettivamente tacciati dai due leader con il termine “assassino” e “dittatore”. L’idea di Biden e Draghi è quella di puntare sui valori democratici che accomunano Stati Uniti e Italia per promuovere il dialogo, il multilateralismo e lo Stato di Diritto tra i paesi retti da istituzioni autoritarie o in balia di sanguinose guerre intestine come l’Ucraina, l’Egitto o la Libia. Sebbene nel corso della cerimonia del centosessantesimo anniversario gli ospiti istituzionali abbiano spiegato come i valori comuni rappresentino il punto di partenza per ogni forma di cooperazione, l’opinione pubblica ha denunciato la loro retorica. Il movimento Black Lives Matter ci ha ricordato quanto in America sia ancora diffusa una mentalità razzista nei confronti degli afroamericani. Mentre i casi di Patrick Zaki e Giulio Regeni hanno mostrato la scarsa autorevolezza dell’Italia nel campo del rispetto dei diritti umani. Lo slancio unitario che anima il sodalizio diplomatico tra Stati Uniti e Italia dovrebbe integrare le critiche mosse dalla società civile e lavorare congiuntamente con le loro richieste, poiché anche in questo caso entrambi si reggono su valori comuni: la democrazia e il rispetto dei diritti umani.
Carla Macrì