LAMEZIA TERME. “Una statualità debole, un’amministrazione spesso inefficiente, un particolarismo sfrenato, una fiscalità troppo evasa e pressante rispetto alla qualità dei servizi che rende, sono gli elementi di fondo che portano a pensare che sia ormai venuto meno il compromesso tra Nord e Sud”. Lo ha affermato Roberto Speranza nel corso delle iniziative elettorali organizzate in Calabria. “Il vecchio patto di sviluppo è saltato con la globalizzazione ed il superamento delle frontiere economiche dello Stato nazione. La conseguenza – ha proseguito il deputato Pd – è un meridione sempre più abbandonato a sé stesso, un Sud tollerato solo fino a quando offriva manodopera a basso costo per garantire lo sviluppo industriale del Nord. È un dato di fatto che il lungo e faticoso percorso di convergenza fra il Sud e il resto dell’Italia, un progetto che ha alimentato le speranze di tante generazioni della penisola nel XX secolo, vive una brusca battuta d’arresto. Il rischio è grave e cresce ogni giorno di più: il Mezzogiorno non è più considerato una realtà economica in ritardo e da recuperare, ma sta diventando un altro paese, con una diversa qualità della cittadinanza e del futuro”. “Si tratta – ha detto ancora Speranza – di una secessione morbida e indolore, che conserva l’Inno di Mameli e il tricolore, ma dentro un guscio vuoto facendo emergere gli egoismi sociali, i corporativismi, la criminalità. L’errore più grave è pensare che sia finita l’interdipendenza nazionale: se metà del Paese e dei suoi abitanti se ne vanno, anche il Nord conta molto di meno sul palcoscenico europeo. Certo non è in discussione l’unità, ma la sua trasformazione in un orpello senza identità, progetto e destino comuni, in un paese che rischia di restare senza nazione”. “Il Partito democratico deve essere la risposta a questi grandi temi, alle nuove sfide che si profilano dinanzi al nostro orizzonte”, ha detto Speranza, ed ha aggiunto: “Serve all’Italia un grande soggetto politico capace di interpretare il tempo nuovo che siamo chiamati a vivere. Il partito di un nuovo europeismo, il partito dell’unità nazionale, il partito della coesione sociale e territoriale, il partito dell’estensione dei diritti. Il Pd è nato per questo, ma non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi di fondo. Ha acceso grandi speranze, ma rischia di produrre forti disillusioni. Partito della nazione significa la capacità delle storie e delle culture politiche del centrosinistra italiano di mettersi al servizio del Paese. Sette anni di crisi economica drammatica hanno prodotto un quadro politico inedito. Fuori dal Pd la fotografia del sistema politico italiano è inquietante. Salvini, Grillo, Berlusconi. È chiaro a tutti che la responsabilità principale ricade sulle nostre spalle. C’è oggi una vera e propria coincidenza di destino tra la tenuta dell’Italia e la capacità del Pd di essere all’altezza della sua missione originaria. Questo per me significa partito della nazione. Non l’idea vaga e confusa di un catch-all party non meglio definito, in cui scompaiono i confini tra la destra e la sinistra ed in cui c’è dentro tutto e il contrario di tutto”.