“Sono in pieno svolgimento tutte le operazioni possibili per cercare di salvare la Provincia dal dissesto”. Lo afferma il presidente della Provincia di Catanzaro, Sergio Abramo, commentando la pubblicazione sul sito istituzionale della determinazione del dirigente del settore finanziario con la quale l’ente ha deciso di annullare integralmente, in autotutela, la determinazione che aveva dato vita a una complessa operazione di Swap da 216.202.560,78 euro ripartita in quattro quote con Dresdner Bank (oggi Commerzbank) per una quota pari al 50%, Dexia Crediop per una quota pari al 16,66%, BNL per il 16,67% e Banca OPI (oggi Intesa Sanpaolo), per una quota pari al 16,67%. “Da quanto emerge da approfondite perizie tecnico-finanziarie e legali -spiega la Provincia in una nota- la struttura dell’operazione aveva una prevalente funzione di finanziamento, e complessivamente non una di copertura. Non era inoltre conforme, al momento dell’approvazione da parte della Determinazione n. 36 del 31.5.2007, alla disciplina vigente ratione temporis, che individuava i presupposti e le condizioni che legittimavano la sottoscrizione di strumenti derivati da parte degli Enti Locali. La struttura dei derivati -si legge ancora- oltre al consueto scambio di interessi, prevedeva al loro interno una componente di finanziamento atipico per gli Enti Locali; nella stessa era previsto che la Provincia incassasse un flusso di capitale positivo fino al 31.12.2016, per un totale di 48.523.994,63 euro, somma che avrebbe poi dovuto restituire alle banche a partire dal 30 giugno 2017 fino alla scadenza dei contratti, con i relativi interessi aggiuntivi”. Con l’azione di autotutela, la Provincia annulla gli atti che hanno dato vita all’operazione e, di conseguenza, non è più tenuta al pagamento di 59.260.878,98 euro fino al 2035, di cui 14.631.884,25 per interessi, e 44.628.994,73 di capitale da rimborsare”. Come precisato dalla delibera del consiglio provinciale del 21 gennaio scorso, si fa rilevare, “la Provincia non è assolutamente in grado di far fronte a tali ingenti esborsi, la permanenza dei quali non consentirebbe all’Ente di garantire l’assolvimento delle sue funzioni fondamentali, costringendo lo stesso Consiglio, verosimilmente ed in assenza di azioni decise in senso contrario, a deliberare lo stato di dissesto ai sensi dell’art. 246 Tuel, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero”.