“A causa del blocco della cessione dei crediti, legati ai bonus edilizi, 33mila imprese artigiane in tutta Italia sono a rischio fallimento, con una potenziale perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni”. È l’allarme lanciato dalla Cna (Confederazione nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) sulla base dei risultati di una indagine condotta presso circa 2mila imprese che rappresentano un campione altamente rappresentativo dei comparti dell’edilizia, delle costruzioni e dei serramenti. La Confederazione sollecita il Governo a trovare rapidamente una soluzione per “disinnescare una bomba economica e sociale, generata da una serie di provvedimenti normativi che hanno alimentato confusione e profonda incertezza”. “Abbiamo invitato tutti i parlamentari calabresi ad accogliere e rilanciare questo nostro appello” dichiara il presidente della Cna Calabria Giovanni Cugliari, che sottolinea l’importanza del settore delle costruzioni per la Calabria: “È un volano fondamentale per l’economia calabrese e da cui dipendono tanti altri settori. Se viene meno questo, specialmente in un territorio come il nostro dove l’economia è molto fragile, l’impatto sarà devastante”. Ma non solo: “Sarà molto difficile che le imprese riescano a rigenerarsi. Anche perché, tra le altre cose, abbiamo un problema di spopolamento dei giovani, con una conseguente difficoltà a creare nuove imprese”. La Cna stima che i crediti fiscali delle imprese italiane che hanno riconosciuto lo sconto in fattura, non monetizzato attraverso una cessione, ammontino a quasi 2,6 miliardi di euro. La consistenza dei crediti bloccati (circa il 15% del totale) sta mettendo in crisi migliaia di imprese. Infatti, oltre 60mila imprese artigiane si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità e con impatti gravissimi. Il 48,6% del campione parla di rischio fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati. Per non essere schiacciate dalla mancata cessione dei crediti quasi un’impresa su due sta pagando in ritardo i fornitori, il 30,6% rinvia tasse e imposte, e una su cinque non riesce a pagare i collaboratori.