Sono ben 60.000 gli imprenditori che indicano il potere criminale tra gli ostacoli principali ad una piena e incisiva attuazione del Piano di Ripresa e di Resilienza. In particolare, corruzione e ‘ndrangheta sono state indicate rispettivamente dal 24,9% e dell’8,1% degli imprenditori calabresi. Si tratta di elementi condizionanti ai fini dell’attuazione pratica del documento di sviluppo secondi soltanto all’instabilità politica e all’inadeguatezza di chi dovrebbe gestire i 222 miliardi messi in campo dalle istituzioni. È quanto emerge dal 18esimo rapporto sull’economia in provincia di Cosenza, realizzato dall’Istituto Demoskopika per conto della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati.
Solo un imprenditore su 10 – secondo lo studio – dichiara di conoscere il Pnrr in modo approfondito. Gli imprenditori hanno dichiarato di avere una conoscenza piuttosto superficiale del Pnrr. Poco più di un intervistato su due (57,5%), infatti, ha dichiarato di non conoscerlo; di questi il 36,1% ne ha solo sentito parlare ma non ne conosce i contenuti, mentre il 21,4% non ne ha mai sentito parlare. Sul versante opposto, sono poco più di 4 su 10 (42,5%), gli intervistati che hanno dichiarato di conoscere il Pnrr anche se di questi la quota maggiore, il 30,1%, ammette di avere una conoscenza superficiale, ossia di “sapere di cosa si tratta ma di non aver approfondito”, mentre solo poco più di 1 su 10 (12,5%) conosce abbastanza (10,9%) o molto bene (1,5%) il Piano.
Sul banco degli imputati la comunicazione giudicata insufficiente dalla metà del sistema imprenditoriale (48,8%). Soltanto una irrilevante percentuale degli intervistati (2,4%) ritiene che il PNRR sia stato comunicato in modo “efficace, e che temi e obiettivi siano stati spiegati con chiarezza”. Per la rimanente quota, infine, pari al 44,7%, l’attività di comunicazione del documento strategico è stata “sufficiente ma migliorabile”, poiché “occorrono più azioni di sensibilizzazione e comunicazione”.
Ma qual è il livello di priorità manifestato dai capi d’azienda interpellati? E quale la quota di finanziamento prevista? La Salute – secondo la ricerca – svetta su tutte le missioni: oltre 4 imprenditori su 10 (42,9%) la ritengono prioritaria dal punto di vista degli investimenti anche se, ironia della sorte, ad essa è dedicata soltanto l’8,6% della quota di finanziamento. Avere un sistema sanitario più efficiente e sicuro è considerata una necessità alla luce, probabilmente, anche delle conseguenze sociali ed economiche che si sono generate con l’avvento del Covid-19. Orientamento evidentemente non in linea con quanto previsto dalle istituzioni che hanno “costruito” il Piano. Dopo la salute, è la missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, ad essere considerata prioritaria dal 39% degli intervistati. Ma anche in questo caso, la quota ad essa riservata è pari soltanto al 13,4%. La missione “Istruzione e ricerca” è al terzo posto ed è considerata rilevante dal 34,3% del campione pur raccogliendo soltanto un 14,7% dei fondi del Pnrr. E, ancora, l’agenda delle priorità continua con la missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” giudicata rilevante dal 30% degli imprenditori intervistati alla quale i fautori del Piano hanno riservato il 21,2% delle risorse disponibili.
Altra divergenza evidente è da considerarsi nella missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” in cui sono previste le maggiori risorse (29,7%), ma che risulta la penultima in ordine di rilevanza per il tessuto economico e produttivo regionale (22,2%). A chiudere il rating delle priorità, la missione “Inclusione e coesione sociale” in cui si concentra il 20,7% delle preferenze della business community e caratterizzata da una quota di finanziamento pari al 12,7%.
Otto imprenditori su 10, poi, non credono nella forza riformatrice del Pnrr. Il campione ha espresso perplessità sull’idea che lo sforzo riformatore del pnrR produrrà automaticamente un rilancio dello sviluppo economico. Circa 8 intervistati su 10 (79,4%) sono scettici rispetto al fatto che le riforme e le misure contenute nel Pnrr riusciranno concretamente a contribuire al rilancio del sistema economico. In particolare, il 66,6% è poco fiducioso, mentre il 12,8% non ci crede affatto. Nell’area degli ottimisti (20,6%), invece, il 19,4% è abbastanza fiducioso, mentre solo una minima parte, l’1,4%, risulta molto fiducioso e crede che le riforme possano effettivamente rilanciare il paese.
Anche se prevale un certo scetticismo sulle riforme, quasi la metà degli intervistati (45,2%), inoltre, ritiene prioritaria, ai fini della ripresa del paese, la riforma fiscale. Mentre per le altre riforme si registrano più o meno gli stessi punti percentuali: poco più di un intervistato su 10 ritiene prioritarie la promozione della concorrenza (15%), la riforma della giustizia (13,7%), la riforma della Pubblica Amministrazione (13,7%) e, infine, la semplificazione e la razionalizzazione delle leggi (11,9%).
Il Pnrr quale area geografica del Paese favorirà maggiormente? E, inoltre, sarà in grado di rilanciare e far crescere il Mezzogiorno così da ridurre il divario con le altre aree più sviluppate del Paese? Per 4 intervistati su 10 (44,5%) sarà il Nord-Ovest ad essere maggiormente favorito, per circa 3 su 10 (29,2%) nessuna area in particolare, mentre minime sono le percentuali di chi ha scelto Sud e Isole (7,5%) e l’area del Nord-Est (6,9%).
Dall’analisi dei dati emerge, inoltre, un clima di scetticismo da parte degli imprenditori locali i quali, probabilmente, non credono nelle virtù taumaturgiche del Piano. In particolare, la maggior parte degli intervistati, ossia il 35%, ritiene che il divario sia strutturale e non si colmerà mai, mentre per il 32,4% non si riusciranno a spendere tutte, e bene, le risorse a disposizione. Fra gli ottimisti, invece, 1 su 10 (11,9%) crede che si tratti di un’occasione da non perdere assolutamente, mentre 2 su 10 (20,7%) anche se fiduciosi pensano che ci sia bisogno di maggiori risorse.