CROTONE. Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio ha chiesto la condanna a 6 anni di reclusione per Carolina Girasole, l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto divenuta simbolo dell’antimafia e poi accusata di corruzione elettorale, turbativa d’asta e abuso d’ufficio aggravati dalle modalità mafiose nel processo che si sta celebrando davanti ai giudici del Tribunale di Crotone. Il pm ha chiesto 6 anni di reclusione anche per il marito della Girasole, Francesco Pugliese. Il processo prende le mosse dall’indagine condotta dalla Guardia di finanza di Crotone che nel dicembre 2013 ha portato all’arresto dell’ex sindaco e di altre dodici persone. Secondo l’accusa, alle elezioni amministrative del 2008, Carolina Girasole, candidata con la lista civica Sinistra Arcobaleno, sarebbe stata eletta sindaco con i voti della cosca Arena, che sarebbero stati ottenuti anche grazie alla mediazione del marito. La Girasole quindi, sempre secondo l’accusa, avrebbe ricambiato il favore consentendo che gli Arena coltivassero finocchi su terreni già confiscati dalla magistratura alla cosca. Inoltre, l’ex sindaco avrebbe favorito la ditta che si aggiudicò l’appalto per la raccolta dei finocchi, indicata dagli stessi Arena. Il pm, infine, ha chiesto la condanna a 14 anni di reclusione per il boss di Isola Capo Rizzuto Nicola Arena e per i due figli Pasquale e Massimo a 14 anni di reclusione. La richiesta di 5 anni di reclusione è stata avanzata per Domenico Battigaglia, all’epoca assessore all’agricoltura nella giunta Girasole; quattro anni di reclusione per Antonio Demeco, titolare della ditta che vinse l’appalto per la raccolta dei finocchi, e per Antonio Guarino e Paolo Lentini, titolari delle altre due ditte che parteciparono alla gara.