VIBO VALENTIA. I carabinieri del Nucleo “Tutela del patrimonio culturale” di Cosenza e del Ros di Catanzaro hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di diversi appartenenti ad un’organizzazione criminale – diretta espressione della cosca di ‘ndrangheta del boss Pantaleone Mancuso, 68 anni, di Limmbadi, detto “Vetrinetta” – dedita al traffico illecito di reperti archeologici trafugati dalle più importanti aree archeologiche della Calabria. In particolare, l’operazione denominata “Purgatorio” vede la città di Vibo Valentia al centro delle indagini con i reperti archeologici che negli anni sarebbero stati trafugati dall’antica Hipponion di epoca greca, con veri tunnel sotterranei, profondi anche 30 metri, scavati dai “tombaroli” nel cuore della città. I reperti archeologici trafugati sarebbero stati piazzati sul mercato illegale, specie estero. Fra i finanziatori ed i partecipanti all’organizzazione, pure diversi vibonesi insospettabili e “colletti bianchi”. Numerose perquisizioni nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Napoli, Avellino, Roma e Asti. Sono quattro gli arrestati nell’ambito dell’inchiesta del Ros denominata “Purgatorio” che ha svelato un lucroso traffico di reperti archeologici. In carcere è finito Pantaleone Mancuso 68 anni, arresti domiciliari invece per Giuseppe Braghò, 68 anni, Francesco Staropoli 56 anni, Giuseppe Tavella 58 anni. Il divieto di dimora è stato infine disposto per O.C. 41 anni, L.F. 47 anni e P.P. 53 anni. Sono state inoltre effettuate trenta perquisizioni. È coinvolta anche una persona di nazionalità svizzera nell’operazione. Lo svizzero coinvolto è noto per essere, a sua volta, un trafficante internazionale di reperti archeologici e che, nel caso specifico, si sarebbe interessato a ritrovamenti effettuati in Calabria. Nel corso delle indagini è stata effettuata anche una rogatoria internazionale con la Procura di Thun (Berna) che ha portato ad una perquisizione nell’abitazione del trafficante svizzero. I reperti trovati nell’abitazione dell’uomo, che gli erano stati inviati direttamente dalla Calabria, sono stati sequestrati e riportati in Calabria. Durante le perquisizioni, che hanno riguardato diverse province italiane, sono stati trovati anche metal detector e altro materiale utilizzato dall’organizzazione criminale per la ricerca di reperti archeologici. L’inchiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito della quale sono stati effettuati gli arresti è stata coordinata dai due procuratori aggiunti, Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri, e dal sostituto Camillo Falvo.