“Il governo attenzioni la questione occupazionale dei 70 lavoratori licenziati dalla Simet, intercedendo, per mezzo del ministero dei trasporti, su Ferrovie dello Stato, società pubblica, che dopo 18 mesi dall’accordo siglato con Simet è uscita dalla neonata società Busitalia Simet compromettendo il mantenimento dei livelli occupazionali. Allo stesso tempo apra presso i ministeri competenti un tavolo di crisi. I lavoratori licenziati dalla Simet hanno già pagato un prezzo troppo alto in termini economici e sociali”. Sono queste le richieste esplicite avanzate al governo, in sede di replica, dal vicecapogruppo M5S a Montecitorio Vittoria Baldino, nel corso dell’interrogazione a risposta immediata tenutasi nel primo pomeriggio di ieri in commissione lavoro alla Camera e dedicata alla vertenza dei 70 lavoratori licenziati da Simet. “C’è un passaggio che manca nella ricostruzione del governo -sottolinea, infatti, Baldino in replica alla viceministra, presso il ministero del lavoro, Maria Teresa Bellucci, che nel rispondere all’interrogazione del M5S si è fermata semplicemente ad una ricostruzione storica della vita societaria di Simet. Nel marzo 2018 -va avanti Baldino- per fronteggiare i problemi legati al settore del trasporto, e incentivare i collegamenti sulla lunga percorrenza a mezzo autobus, Simet con Ferrovie dello Stato, attraverso Busitalia Sita Nord, dà vita a Busitalia Simet. La nuova società, con socio di maggioranza «pubblico», avrebbe dovuto rilanciare il brand ed i servizi storici, nonché attivare nuove tratte e rotte. Però dopo 18 mesi – rimarca Baldino – Busitalia Sita Nord esce dalla compagine sociale, compromettendo il piano industriale siglato con Simet”. Da qui, dunque, le richieste avanzate al ministero del lavoro di pungolo al governo perché attenzioni la vertenza.