“Fermare il blitz segreto della raccolta automatica dei dati sanitari (precedenti al maggio 2020), che sta per essere fatto (da domenica 30 giugno) all’insaputa di milioni di persone e, in tanti casi, anche contro la loro stessa volontà, e chiedere, invece, per iscritto a ogni cittadino il consenso (o meno) alla raccolta dei suoi dati sanitari nel fascicolo elettronico. Domenica 30 giugno è l’ultimo giorno per potersi opporre (alla raccolta dei dati sanitari pregressi, antecedenti al maggio 2020) e milioni di italiani sono completamente all’oscuro di questa vicenda e della possibile, ma non semplice, procedura di opposizione”. E’ quanto afferma e chiede, con un appello alla premier Giorgia Meloni, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la denuncia su questo caso de La Verità. “Premessa doverosa: così come abbiamo fatto per tre anni rispettando i vaccini, ma contestando le misure autoritarie e repressive poste in essere contro chi semplicemente manifestava dei dubbi su un siero sperimentale e chiedeva delle risposte, in questo caso del fascicolo sanitario elettronico non si critica a prescindere il merito (ognuno può fare la valutazione che crede) ma il metodo che viene adottato per la raccolta dei dati sanitari dei cittadini, afferma Corbelli, in una nota anticipata oggi su La Verità, il grande giornale di Belpietro e De’ Manzoni, simbolo, a livello internazionale, di questa importante e ininterrotta campagna, a difesa dei diritti dei cittadini che ha contribuito, insieme a Diritti Civili e pochissimi altri, in questi ultimi 3 anni, ad aiutare e salvare migliaia di persone. Questa raccolta automatica dei dati sanitari è, infatti, un’operazione che di fatto viene posta in essere ad insaputa di milioni di italiani e magari anche contro, in tantissimi casi, la loro stessa volontà. Non è sufficiente certo aver fatto semplicemente qualche spot per ricordare la scadenza del 30 giugno per opporsi a questa raccolta automatica dei dati sanitari. La procedura per farlo non è affatto semplice, è anzi piuttosto complessa anche on line. Basta dire che per entrare nel sistema occorre avere lo Spid, la Carta d’identità elettronica o la Carta nazionale dei servizi. Milioni di italiani non solo ne sono sprovvisti ma non sanno neppure cosa siano e come fare per ottenerli, magari, come nel caso dello Spid, recandosi in un ufficio postale. Per non parlare poi della richiesta di opposizione da fare recandosi di persona direttamente alle Asl o negli ambulatori Usmaf-Sasn del ministero della Salute. Basta pensare alle difficolta per milioni di persone (ad iniziare dalle categorie più svantaggiate) che vivono in centri molto distanti (pensiamo in particolare a quelli anche più disagiati) dalla sede delle Asl e degli ambulatori preposti o che sono impossibilitati, per vari motivi (di salute, per lavoro, di studio o perché già in vacanza altrove o per altre cause), a recarsi in questi pochi giorni che mancano presso queste strutture sanitarie indicate(Asl e ambulatori). E anche se potessero farlo che file interminabili, oceaniche e che caos si creerebbe? Ci sono poi Asl che neppure sanno di questa procedura di opposizione automatica al pregresso dei dati sanitari. Tutto questo poi giustificato da quale urgenza? Dov’è la necessità impellente di questa scadenza di domenica prossima? Neanche fosse alle porte la minaccia imminente di una nuova epidemia che tanto auspicano e aspettano i soliti noti personaggi. E allora il buon senso, la ragione, la responsabilità e il rispetto dei diritti dei cittadini impongono che si annulli questo blitz e la scadenza di domenica della raccolta dei dati sanitari e che si proceda con una normale comunicazione scritta a ogni cittadino per chiedere il suo consenso o meno. Per sottoporli alla vaccinazione si sono inventati la tragica farsa del consenso informato. Adesso vogliono eliminare anche questo e procedere d’autorità, automaticamente. Un’ultima considerazione. Per comunicare le multe agli over 50 non vaccinati sono state spedite milioni di lettere agli italiani. Perché adesso non farlo anche per chiedere alle persone il consenso per la raccolta dei loro dati sanitari?”