Due insegnanti, marito e moglie, sono stati posti agli arresti domiciliari con l’accusa di avere sottratto circa 95mila euro ad un’anziana ospitata in una casa di riposo. Il provvedimento, emesso dal gip di Palmi su richiesta della Procura guidata da Emanuele Crescenti, è stato eseguito dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno anche effettuato un sequestro preventivo per 95.377,86 euro. I due, insegnanti di un paese della provincia di Reggio Calabria, sono indagati, a vario titolo, per truffa ai danni dello Stato, circonvenzione di incapace, indebito utilizzo di strumenti di pagamento, nonché di falso in atto pubblico. Il provvedimento costituisce l’epilogo di un’indagine svolta dalle Fiamme gialle del Gruppo di Gioia Tauro, scaturite dalla segnalazione di un istituto scolastico della Provincia di Roma, dove l’uomo avrebbe dovuto prestare servizio quale docente. Secondo la segnalazione, l’insegnante avrebbe avanzato richieste di congedo straordinario per l’assistenza di un’anziana donna gravemente malata, che diceva essere sua parente e convivente. Dagli accertamenti è invece emerso che nessuna assistenza veniva fornita all’anziana donna che, addirittura, era domiciliata da tempo in una casa di riposo fuori regione nel periodo in cui l’uomo fruiva delle assenze. I coniugi, inoltre, secondo l’accusa, avrebbero abusato dello stato di isolamento affettivo della donna, inducendola a mettere a loro disposizione la sua pensione, compresa quella di invalidità, fino all’azzeramento del saldo di conto corrente e senza fornire alcuna forma di supporto e assistenza per le gravi patologie sofferte dalla donna. Il denaro dell’anziana sarebbe stato poi utilizzato, al netto del pagamento di parte delle rette di soggiorno per la casa di riposo – dove sarebbe maturato un ingente debito a carico dell’anziana – per soddisfare esigenze personali e familiari dei coniugi, nonché per l’acquisto di beni di lusso, carburante e spese di parrucchiere per oltre 90.520 euro in soli 4 anni. Dalle indagini sarebbe anche emerso che i due coniugi avrebbero contraffatto e formato dichiarazioni sostitutive di certificazione e di notorietà in cui sarebbe stata artatamente falsificata la firma dell’anziana per ottenere contrassegni personali alla mobilità per disabili.