La finale tutta tricolore degli US Open tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci è stata soltanto l’ultima emozione vissuta durante un’estate che ha visto lo sport italiano trionfare e gioire dei tanti successi ottenuti, con le donne azzurre in copertina. Si era partiti trionfando in Russia, prima con la solita ed invincibile scherma femminile che ha portato a casa un’altra medaglia d’oro mondiale nel Fioretto a squadre, con la Errigo, Badini, Di Francisca e la Vezzali, protagoniste. Poi Tania Cagnotto conquista l’oro mondiale nei tuffi dal trampolino da 1 m. Infine Federica Pellegrini ottiene l’argento nei 200 stile libero. Senza dimenticare gli uomini, con lo storico oro di Federico Paltrinieri negli 800 metri stile libero, la grande impresa di Fabio Aru, incoronato alla Vuelta nuovo Re di Spagna, e continuando a sperare negli azzurri del basket agli Europei, fin qui straordinari. Bisogna però sottolineare come, le emozioni regalate dalle ragazze italiane sono state impagabili e la finale, che ha visto le due azzurre contro per uno Slam, come non era stato mai, è stata semplicemente straordinaria. Straordinaria perché avvenuta dopo aver battuto la numero due e la numero uno al mondo, straordinaria perché storica. Ha vinto il tennis della normalità, ha vinto il talento italiano, ha vinto il sorriso che conquista di due ragazze senza muscoli e centimetri impressionanti, senza battute dalle velocità supersoniche ma giocando un tennis intelligente, vario, tatticamente superiore, che ha frastornato le avversarie e fatto innamorare i 23.000 americani presenti all’Arthur Ashe Stadium e tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport. Big Italy a New York, perché alla fermata di Flushing Meadows si parlava solo la nostra lingua. E così le vite parallele delle ragazze pugliesi, cresciute a racchette e orecchiette, e che già a livello giovanile facevano sfracelli, vincendo per esempio, nel ’98, in doppio il Roland Garros junior, si incrociano nella finale del grande Slam. Amiche contro. Flavia, 33 anni da Brindisi, e Roberta, 32, da Taranto si ritrovano li, separate da una rete, con gli occhi di tutto il mondo puntati addosso. Il cerchio si chiude a 6.000 km da casa. Erano quattro fin qui le vittorie italiane nello slam. Tutte al Roland Garros: Nicola Pietrangeli nel 1959 e nel ’60, Adriano Panatta nel ’76 e Francesca Schiavone nel 2010. È arrivata la quinta, la prima agli US Open. Alla fine Flavia ha battuto Roberta in due set, si sono abbracciate a fine partita e, dopo il trionfo, la Pennetta ha annunciato il ritiro. Un film. Ci sono voluti 49 Slam, per Flavia, prima di vincerne uno, quando si dice finire in bellezza, vincere gli US Open ed annunciare il ritiro. Era arrivata a New York da numero 26 del mondo e se ne va da numero otto, mai così in alto in carriera. E chi ha scommesso su di lei, come vincitrice del torneo, ha visto la propria cifra moltiplicarsi per ben 150 volte la posta. Apoteosi del tennis azzurro. Una festa, con la Vinci che comunque aveva vissuto il momento più bello della sua vita ventiquattro ore prima quando aveva battuto la strafavorita e padrona di casa, Serena Williams, negandole la possibilità di centrare il grande Slam (cioè dal firmare anche il quarto Major nella stessa stagione dopo Melbourne, Roland Garros e Wimbledon; cosa che non succede da 27 anni, da Steffi Graf nel 1988). E’ stato un po’ come rivedere Mennea fare il record del mondo nei 100 m. Semplicità e grandezza. Loro hanno ringraziato tutti ma siamo noi, Flavia e Roberta, che ringraziamo voi. L’Italia si è fermata per assistere ad uno tra gli avvenimenti più importanti della storia sportiva del nostro paese. Una favola bella da impazzire, un’impresa mitica, che ricorderemo per sempre. Matteo Pirritano