REGGIO CALABRIA. Una testa mozzata e scuoiata di capretto è stata lasciata all’interno di un plico agganciato allo sterzo di uno scooter di proprietà di Gaetano Caminiti, referente dell’associazione “I Cittadini contro le Mafie e la Corruzione”, parcheggiato nell’androne di casa dell’uomo a Reggio Calabria. All’interno del plico è stato trovato anche un biglietto con scritto “fai la stessa fine” A denunciare l’episodio ai carabinieri è stato lo stesso Caminiti. Nella mattinata di lunedì il presidente della Commissione di vigilanza e controllo del Consiglio regionale Aurelio Chizzoniti assieme a Pasquale Crupi, capo di gabinetto, delegato dal Presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico hanno ricevuto a Palazzo Campanella Antonio Turri, presidente dell’Associazione “I Cittadini contro le Mafie e la Corruzione” accompagnato dallo stesso Caminiti, referente dell’associazione per la provincia di Reggio. L’incontro è stato organizzato nel contesto della visita a Reggio di Turri, a seguito della denuncia sporta da Gaetano Caminiti ai carabinieri. “Nel corso dell’incontro che si è svolto nello studio del presidente Talarico, trattenuto fuori sede per concomitanti impegni istituzionali – riferisce un comunicato dell’ufficio stampa del Consiglio regionale – il capo di gabinetto Crupi si è diffusamente soffermato ‘sul valore dell’azione di Magistratura e Forze dell’Ordine che, in questi anni, non hanno risparmiato coraggio ed energie a presidio dei diritti dei cittadini ma anche sull’importanza dell’associazionismo che testimonia il generale risveglio delle coscienze. Solo se riusciremo ad essere protagonisti di una cittadinanza attiva, solo se saremo capaci di denunciare e dire no, riusciremo a costruire un domani migliore per la Calabria dove una volta per tutte si deve abbandonare la logica dell’emergenza ed adottare quella della programmazione”. Nel suo intervento, il presidente della Commissione, Chizzoniti ha evidenziato “il coraggio di Gaetano Caminiti ancora oggi sotto scorta ma anche la precarietà dell’attenzione dello Stato che non garantisce neanche una adeguata assistenza tecnica ai militari dell’Arma ai quali è stata affidata la protezione del testimone di giustizia”. Nell’augurarsi “che tutti gli imprenditori vittime del racket denuncino”, Chizzoniti, ha “sollecitato nel contempo un concreto impegno da parte delle istituzioni politiche sul versante legalitario. Una persona che ha espiato completamente la pena in carcere, uscendo dal penitenziario mi ha detto: “La mafia è una piaga, porta al cimitero o in galera. Io l’ho imparato sulla mia pelle”. Questo – ha concluso Chizzoniti – è l’esempio di una rivoluzione mentale che mi auguro possa presto divenire rivoluzione culturale perché solo da quest’ultima può avere corso un futuro diverso per questa terra”. Nel suo intervento, Antonio Turri ha sottolineato “l’importanza di avviare una rivoluzione dal basso che veda protagonisti i cittadini veri dominus di una democrazia sostanziale dove non si agisce presentandosi dal politico di turno con il cappello in mano ma con la pretesa legittima di veder riconosciuti e tutelati i propri diritti. Un modello organizzativo con al centro i cittadini che deve informare tutte le realtà associative antimafia”.