CATANZARO. “La nota della giunta pubblicata sul sito della Regione mi lascia basito. E’ la prima volta che assisto ad una richiesta di dimissioni di qualcuno perchè sta facendo con scrupolo il suo dovere gestendo una situazione difficilissima che è stata creata dall’insipienza di chi ha assunto decisioni scellerate nei confronti della fondazione. Oltretutto le procedure di licenziamento non rientrano nelle competenze del direttore generale che ha voluto comunque condividerle mettendoci la faccia e attirandosi il comprensibile malcontento di chi le ha subite solo per la sua grande correttezza istituzionale rendendosi conto che esse, soprattutto dopo il trasferimento delle uu.oo. non oncologiche, erano diventate un atto dovuto non più procrastinabile”. Lo afferma in una nota il presidente della Fondazione Campanella, Paolo Falzea. “Per quanto riguarda l’invito rivolto a me a revocare i licenziamenti – aggiunge – prima di rispondere faccio una premessa,perchè ritengo occorra essere molto chiari nei confronti dei lavoratori, che meritano il massimo rispetto e non possono essere presi in giro prospettandogli soluzioni impraticabili solo per tenerli calmi. I problemi della Fondazione sono due e ben distinti, hanno cause diverse e richiedono soluzioni distinte che è bene non confondere. La situazione debitoria: causata dal mancato versamento da parte del socio Regione del fondo di dotazione iniziale e dalla scelta scellerata – assunta senza rendersi conto delle conseguenze che avrebbe determinato nonostante le decine di lettere che ho inviato a tutti prospettando i rischi – di ridurre dall’oggi al domani i finanziamenti da 40 a 10 milioni di euro senza consentire alla fondazione di ridurre i costi mantenendo gli stessi posti letto. La soluzione – già individuata d’intesa con la dott.ssa Stasi è la transazione nell’ambito del giudizio proposto dalla Fondazione contro la Regione per oltre 100 milioni di euro con il pagamento da parte della Regione di 29 milioni di euro. Prendo atto con soddisfazione che sono in arrivo le risorse che consentiranno la copertura finanziaria della transazione”. Se così è si eviterà la messa in liquidazione dell’ente e soprattutto si consentirà alla Fondazione di gestire il centro oncologico senza dovere fronteggiare ogni giorno i pignoramenti, ritardare il pagamento degli stipendi, elemosinare la fornitura di farmaci”. “L’esubero di personale – dice ancora Falzea – è un problema del tutto distinto che richiede soluzioni diverse. Esso è stato causato dalla scelta scellerata – anche qui assunta sottovalutando, nonostante le mie continue segnalazioni, le conseguenze che avrebbe avuto per il personale dipendente – della riduzione delle funzioni e dei posti letto. Per risolvere questo problema ci sono due strade: la prima, ripetutamente prospettata da più di un anno dalla regione, di un diverso utilizzo del personale attraverso una società in house (da ultimo la fondazione Calabria etica); la seconda, di fare un passo indietro rispetto a quanto fatto sinora, procedendo ad un incremento anzichè ad una riduzione delle funzioni e dei posti letto assegnati alla Fondazione. Prendo atto che la Regione nella nota inviatami ha abbandonato la soluzione della società in house sino ad oggi prospettata come imminente al punto da chiedere che i licenziamenti venissero ancora una volta ritardati per darle modo di renderla operativa e che oggi prospetta la seconda soluzione che, tuttavia, è estranea alla sua volontà ed è in mano alla struttura commissariale che ha la responsabilità della programmazione sanitaria. Sul presupposto che la soluzione della società in house era ed è una soluzione non praticabile (anche se ritengo che la sua impraticabilità avrebbe dovuto essere verificata prima di prospettarla ai dipendenti) la fondazione,appronto un progetto di incremento delle funzioni e dei posti letto che consentirebbe il recupero di tutto il personale in esubero. Tale progetto richiede l’approvazione della struttura commissariale e la concessione in uso di locali da parte dell’Università. Non appena si saranno verificate tali condizioni la Fondazione riprenderà tutto il personale messo in mobilità. Revocare oggi, che la Fondazione non ha i soldi per pagare questi dipendenti (budget 10 milioni e costi per il personale 14 milioni) i licenziamenti del personale in esubero, significa fare un danno erariale e porre in essere un comportamento che potrebbe integrare gli estremi del reato di bancarotta. Poichè ritengo che la giunta non voglia indurmi a fare un danno erariale o a commettere un reato – conclude Falzea – devo interpretare il suo invito come diretto a presentare alla struttura commissariale un progetto di incremento delle attività della Fondazione che consenta il recupero di tutto personale in esubero e, una volta messo nelle condizioni di avviare tale attività, reintegrare i dipendenti”.
Polemico con la Regione anche il DG della Fondazione Campanella, Mario Martina. “Non posso accettare la richiesta dei componenti della Giunta regionale, preannunciata sul sito ufficiale della Regione, con la quale vengo invitato ‘a rassegnare le dimissioni per aver disatteso quanto deciso dalla Giunta”, afferma in una nota. “Presumibilmente l’invito degli assessori – aggiunge – si riferisce al fatto che non avrei obbedito alla diffida che mi è stata rivolta nel corso della riunione della Giunta regionale del 6 ottobre scorso a non dare ‘esecutività ai licenziamenti pena la richiesta di dimissioni’. Devo ritenere che i sottoscrittori della lettera di richiesta di dimissioni ignorano quali siano i ruoli ed i poteri del direttore generale e del Presidente della Fondazione Campanella previsti nello Statuto. Il potere di assunzione e licenziamento del personale è del Presidente della Fondazione e non del direttore generale. In verità ho provato a chiedere al Presidente della Fondazione di valutare la possibilità di non dar luogo ai licenziamenti del personale in esubero, più volte annunciati e più volte rinviati, in attesa di lacunosi impegni, sempre disattesi, da parte del Governo regionale. Il prof. Falzea, da giurista qual è, mi ha evidenziato, con dovizia di particolari, che il licenziamento del personale doveva essere adottato già da molto tempo e che più volte gli è stato ‘imposto’ il rinvio da parte del Governo regionale e di altri enti istituzionali con promesse, puntualmente disattese, di individuare soluzioni alternative. Il prof. Falzea mi ha ribadito che la Fondazione è in una fase prefallimentare e che anche volendo non era possibile rinviare ulteriormente i licenziamenti del personale in esubero, specialmente dopo che dal primo agosto scorso sono stati trasferiti alcuni reparti all’azienda Mater Domini determinando un esubero di oltre due terzi del personale che non ha un posto di lavoro”. “Falzea – dice ancora Martina – mi ha ancora precisato che un ulteriore rinvio di un mese era stato concesso su richiesta del Governo regionale sull’impegno formale che, dopo qualche giorno, una parte consistente del personale in esubero sarebbe stato utilizzato, per il tramite di Calabria Etica, dall’Azienda Mater Domini. Anche questa soluzione si è rivelata essere una bufala in quanto l’azienda Mater Domini ha una dotazione di personale notevolmente superiore a quello necessario. Ogni ulteriore ritardo, infine, avrebbe comportato responsabilità penali e contabili a suo carico. Per come certamente noto agli amministratori regionali, non ho il potere di invalidare o di sospendere l’esecutività di decisioni del Presidente assunte su solide motivazioni ed incontentabili motivazione giuridiche, proprio per evitare la liquidazione della Fondazione e la chiusura del Polo oncologico. Questo è l’obiettivo perseguito dal Presidente, dal direttore generale, dai loro collaboratori, dal Rettore dell’Università e dalla Giunta regionale, almeno in base alle dichiarazioni ufficiali. Per mia cultura e costume non faccio dietrologia e mi attengo sempre ai fatti. Non ho provato ad intimidire il prof. Falzea e non ho chiesto le sue dimissioni, come ha fatto il Governo regionale in aggiunta ad altre richieste ed ben altre e più preoccupanti intimidazioni di questi giorni. Non sono preoccupato, non demordo e continuo con la serenità di sempre a fare il mio lavoro con l’impegno e con la passione di sempre”. “Non intendo in alcun modo – conclude Martina – accettare l’invito a rassegnare la richiesta di dimissioni. Per quanto ne sappia si chiedono le dimissioni di un manager pubblico o privato in caso di violazione di legge o in caso di gravi inadempienze. Vengo invece invitato a rassegnare le dimissioni perché mi sono rifiutato di assumere decisioni illegittime ed illecite”.